Ci sono tutte, sono tante e di ognuna ora è visibile la storia, il dietro le quinte, il flusso dal quale sono state scelte. Sono le icone Magnum, scatti di grandi fotografi che hanno segnato la storia, riempito le copertine di testate internazionali e colto istanti che sono negli occhi di molti, ormai stampati nella memoria del pubblico così come sulla carta fotografica.
Una straordinaria opportunità di conoscere le fasi del processo creativo che portano ad inquadrare, mettere a fuoco, scattare e giungere all’editing di maestri della Magnum fino ai giovani membri di oggi come Alec Soth e Alessandra Sanguinetti. Fogli carichi di sincerità, il provino custodisce infatti le tracce di come lavora la mente del fotografo, di cosa si trova davanti, di come risolve i problemi visivi nella ricerca della giusta luce o composizione.
L’inaugurazione della mostra "Magnum Contact Sheets”, da oggi e fino al 10 novembre 2013, protagonista tra le mura del Forte di Bard, ha visto la presenza dei fotografi Magnum Paolo Pellegrin, Peter Marlow, Richard Kalvar, Bruno Barbey, Olivia Arthur oltre all’Amministratore Delegato e la Direttrice Europa di Magnum Photos, Giorgio Psacharopulo e Lorenza Bravetta, il Presidente e il Consigliere Delegato dell’Associazione Forte di Bard, Augusto Rollandin e Gabriele Accornero, quest’ultimo moderatore della serata e degli interventi, Francesca Lavazza, Direttore Corporate Image Lavazza. Nelle battute iniziali dei fotografi e nei brevi interventi che hanno aperto la mostra ci sono piccoli flash curiosi sugli esordi dell’agenzia, sulla filosofia, sui cambiamenti avvenuti, sul valore del lavoro svolto.
“E’ importante che Magnum sia di proprietà dei fotografi – ha detto Richard Kalvar – perché chi entra oggi in Magnum viene scelto per la qualità del lavoro e non per quanti soldi può portare dentro. L’approccio è diverso e sempre è stato così”. La fotografia ci insegna che entrare in Magnum significa entrare nel gotha mondiale della fotografia, quindi la giovane Olivia Arthur, new entry in agenzia, ha realizzato un sogno e lo dice al pubblico “per un giovane fotografo Magnum è un sogno ed entrarci come fotografo, dopo aver passato la selezione, per altro non ancora terminata perché mi manca un lavoro in India, è la sua realizzazione”.
A ripercorrere i primi anni di Magnum è stato Bruno Barbey che nel tempo è passato dalla fotografia in bianco e nero, l’unica che inizialmente Cartier Bresson e i fondatori Magnum accettavano, per allargarsi al colore “La tradizione quando sono entrato in agenzia voleva solo foto in bianco e nero, era la regola. C’era un po’ di svilimento per la fotografia a colori, anche perché ai tempi la stampa a colori non aveva la resa di oggi. Poi le cose sono cambiate grazie alla tecnologia che permette ormai lavori di altissima qualità”.
Peter Marlow trova invece “straordinario come nel provino a contatto, rispetto al digitale di oggi, la storia rimanga impressa, una memoria visiva e creativa del momento, fisica e concreta, molto di più di un pixel che vediamo oggi sullo schermo del computer”. E’ l’epitaffio dell’era della pellicola questa mostra, qualcuno lo ha detto, e la riflessione spazia su questi temi. Quello che rimane è “la funzione del fotografo nel contesto sociale – ha detto Paolo Pellegrin, italiano come pochi altri in Magnum, vedi Ferdinando Scianna – là dove la fotografia incontra la storia”.
Presente all’inaugurazione anche il direttore de La Stampa, Mario Calabresi. La testata in occasione della mostra ha realizzato uno speciale di 16 pagine dedicato al tema e “il risultato è andato oltre ogni aspettiva, la cosa ha funzionato molto bene” E poi la riflessione attualissima “la fotografia sui giornali in Italia è trascurata, è un errore. Quando le foto sono forti la risposta del pubblico lo è altrettanto”.
A chiudere gli interventi Lorenza Bravetta, Direttrice Magnum Photos Europa “non è solo una mostra estetica, è un processo di consapevolezza, un lavoro immaginato un anno e mezzo fa che oggi si realizza e farà il giro del mondo. L’intento è quello di trasmettere al visitatore la sensazione che vive il fotografo nel momento in cui vede il proprio lavoro per la prima volta e far comprendere come avviene il processo di selezione dell’immagine, un’esperienza autoriale e artistica. Grazie alla vocazione di agenzia di stampa di Magnum Photos che si esprime da sempre attraverso una presenza quotidiana nei luoghi dell’attualità e dei grandi avvenimenti, la mostra rappresenta inoltre uno spaccato sociale, politico e di costume della storia internazionale degli ultimi 80 anni” .
Magnum Contact Sheets è anche un’intrigante monografia curata da Kirsten Lubben, un libro nato prima della mostra omonima, che racchiude una selezione di provini a contatto dei testimoni degli eventi che hanno segnato la storia contemporanea dal 1930 ad oggi. I fotografi Magnum nel libro e nella mostra di Bard si spogliano dei propri segreti. Si solito La maggior parte dei fotografi li mostra con difficoltà perché teme di svelare proprie imperfezioni e titubanze e rendersi così vulnerabile. La mostra presenta 135 opere, suddivise in sette sezioni cronologiche, tra provini a contatto, stampe vintage e modern prints rappresentative dell’intero gruppo di fotografi Magnum, dai pionieri Henri Cartier-Bresson, Eve Arnold, René Burri, Philippe Halsman e Elliott Erwitt, fino ai grandi di oggi come Jim Goldberg, Alec Soth, Paolo Pellegrin e Trent Parke. La mostra sarà aperta fino al 10 novembre, dal martedì al venerdì dalle 11 alle 18, il sabato, la domenica e i festivi dalle 11 alle 19; nel periodo dal 22 luglio al 25 agosto dalle 11 alle 19. L’ingresso costa 5 euro, ridotto e gruppi 4 euro.