"E’ nei centri per l’impiego che si determinano le modalità per le assunzioni e quindi questi devono essere imparziali". Jean Dondeynaz, segretario della Cisl funzione pubblica esprime le preoccupazioni dei sindacati sul progetto di privatizzazione dei centri per l’impiego. "Circolano voci sempre più insistenti – spiega Dondeynaz – aspettiamo di capirne di più ma ribadiamo come sia fondamentale che il servizio rimanga pubblico". L’allarme dei sindacati – Cgil, Cisl e Uil – è arrivato ieri pomeriggio nel corso di una conferenza stampa convocata per presentare le criticità dei bandi di concorso, recentemente pubblicati dalla Società dei servizi e per ribadire la propria contrarietà in merito alla decisione della Regione di abrogare la graduatoria unica dei bidelli.
"Dopo la trattativa per la selezione degli assistenti alle manifestazioni e dei custodi di castelli – spiega Carmela Macheda della Cgil – per due mesi c’è stato il silenzio da parte della Società dei servizi, poi ad inizio maggio abbiamo ricevuto una mail con allegati i bandi di selezione, senza possibilità di sollevare dubbi o perplessità". I sindacati hanno quindi scritto, più volte, alla Salva precari per aprire un tavolo di confronto ma le risposte ricevute sono state tutte negative. "Soltanto lunedì scorso – spiega ancora Macheda – a conferenza stampa convocata, la Società dei servizi ci comunica di aver pubblicato delle "FAQ" che recepiscono le osservazioni sindacali e modificano quindi il bando". I problemi sollevati riguardano "l’assenza totale di norme per queste selezioni", "requisiti che rischiano di lasciare fuori persone che da 20 anni svolgono per la regione questi lavori" o ancora "criteri che rischiano di essere discriminatori".
Un pasticcio, lo definiscono i sindacati che sottolineano come "si sia persa la filosofia iniziale di garantire con queste selezioni a quanti già lavorano di continuare anche in futuro a farlo con contratti a tempo indeterminato".
In acque ancor peggiori rischiano di trovarsi i 350 bidelli inseriti nella graduatoria unica – molti dei quali ieri presenti alla conferenza stampa – abrogata dalla Regione. "Abbiamo sempre difeso – spiega Ramira Bizzotto della Uil – questa graduatoria perché è un contenitore sociale che dava delle risposte soprattutto alle donne". Secondo i sindacati anche in questo caso la scelta della Regione è di privatizzare il servizio. "Abbiamo persone con 55 anni e oltre che non hanno ancora i requisiti per la pensione – continua Bizzotto – e che non sono più appetibili per il mercato del lavoro. Cosi mettiamo in ginocchio delle famiglie, la cui unica fonte di reddito era questa e le lasciamo senza paracaduti sociali". I sindacati puntano poi il dito sulla Regione che "non ha avuto neppure la bontà di comunicare la scelta agli interessati".