Roma, 20 nov. (Adnkronos/Ign) – Con 405 no la Camera ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri presentata dal Movimento 5 Stelle per il caso Fonsai. A favore 154, 3 gli astenuti. Presenti 562 deputati.
Il Guardasigilli, nel suo intervento in Aula, si è difesa dichiarando che non esiste ‘nessuna giustizia di classe’. La situazione di Giulia Ligresti "era già nota sia alla magistratura torinese che all’amministrazione penitenziaria prima della mia telefonata", ha spiegato. Quindi "non vi è stato nessun inconsueto zelo, né un’anomala tempestività, meno che mai generata da un mio intervento come adombrato da qualcuno, ma un’ordinaria attività di prevenzione che si è sviluppata in maniera assolutamente autonoma, come dimostra la scansione temporale degli avvenimenti".
‘Non ho mai fatto differenze tra detenuti di serie A e di serie B’, ha assicurato il Guardasigilli. ‘Non vi è stato nessun favoritismo né interventi calati dall’alto e questo è ciò che dicono i fatti’, ha detto il ministro. ‘I miei doveri di ministro e la mia coscienza – ha assicurato – non mi avrebbero consentito di comportarmi’ nel caso di Giulia Ligresti ‘diversamente da come mi sono comportata" in tanti altri casi di cui è arrivata segnalazione.
"Non ho mentito al Parlamento, né ai magistrati su alcun elemento di fatto che poteva essere utile a chiarire ogni aspetto della vicenda", ha affermato Cancellieri. "Non ho mentito neppure – ha aggiunto- sulla mia amicizia con uno dei membri della famiglia Ligresti, Antonino. Siamo amici da molti anni, è amico di mio marito, ci vediamo e ci sentiamo spesso al telefono. Nel processo relativo alla Fonsai, Antonino non è mai stato indagato né ha avuto alcun ruolo. Opera da anni in Francia in campo sanitario e non ha alcun rapporto di affari con il fratello Salvatore".
"Non ho acquisito alcun debito di riconoscenza – ha ribadito -, ho agito in assoluta fedeltà e lealtà alle istituzioni. Se avessi avuto un dubbio su questo, non avrei avuto esitazioni a lasciare l’incarico". Il Guardasigilli ha sottolineato di "non essere mai venuta meno al principio che nessuna posizione personale" possa prevalere "rispetto al superiore interesse del Paese".
"Si è sostenuto – ha affermato il ministro della Giustizia – che io abbia omesso di riferire circostanze rilevanti al pm di Torino nel corso dell’audizione del 22 agosto e in particolare che avrei taciuto di una terza telefonata con Antonino Ligresti". "Da parte mia – ha dichiarato – non c’è stata alcuna omissione o reticenza e lo dimostrano il modo inconfutabile i contenuti del verbale della mia audizione".
"Ho affrontato questi giorni da persona libera e da persona forte’, ha continuato. Cancellieri hapoi espresso la propria "amarezza" per come è stata descritta la vicenda delle telefonate con i Ligresti, secondo una rappresentazione che ha "toccato il mio onore".
La discussione in Aula è iniziata con l’intervento di Tancredi Turco. "Ministro lei ha la fiducia del governo, ma non quella del Parlamento. E’ già stata sfiduciata da cittadini italiani", ha detto il deputato 5 stelle. Giulia Sarti, del M5S, ha sottolineato: da questa vicenda emerge che occorre il numero di cellulare del ministro per avere corsie preferenziali’. Quindi i deputati grillini hanno fatto squillare contemporaneamente i loro cellulari, ‘puntandoli’ verso il Guardasigilli, al grido di "dimissioni, dimissioni".
Poi una nuova protesta: al termine dell’intervento in sede di dichiarazione di voto del loro collega Andrea Colletti, i parlamentari grillini hanno esposto cartelli con la scritta ‘Cancellieri a casa’ (con tre punti esclamativi). Immediato l’intervento dei commessi. La scritta, però, è rimasta in aula, perché i deputati M5S hanno disposto sugli scranni diversi fogli che componevano la medesima frase: ‘Cancellieri a casa’.
Il capogruppo alla Camera di Fi, Renato Brunetta, parlando in aula ha dichiarato: ‘Noi annunciamo una fiducia morale e convinta al ministro. Mentre questa – ha aggiunto – è una fiducia in maschera. Oggi il Pd infila un cappio doppio attorno al collo del premier’.
Il segretario del Pd Guglielmo Epifani ha confermato la fiducia al ministro della Giustizia e le ha chiesto di ‘continuare il suo lavoro". Poi , parlando con i cronisti, ha ammesso: "Il governo da oggi è più debole". Per questo, ha aggiunto, "serve uno scatto", innanzitutto da parte di Letta.
Giuseppe Civati in aula ha dichiarato: "Dopo aver ascoltato il ministro, mantengo il mio disagio ma per disciplina di partito mi unirò al voto del partito".
Sulla stessa posizione Maria Elena Boschi, deputata Pd vicina a Matteo Renzi: "I dubbi restano tutti" sul caso Cancellieri, "doveva fare un passo indietro". Ma se Letta ci chiede un gesto di responsabilità, noi lo facciamo, Certo il governo non ne esce rafforzato…". E il Pd come ne esce? chiedono i cronisti: "Il Pd è un partito democratico in cui si discute ma che è unito".