C’è una generazione di fotografi italiani che cresce, che si impegna, che davvero gioca in trincea nei conflitti mondiali e nei luoghi dove la sofferenza, la lotta, la vita e la morte vanno a braccetto. Documentano, raccontano, cercano di fare quello che a volte alcune declinazioni della stampa non riescono a fare: esserci! Il fotogiornalismo in fondo è questo, essere lì, raccogliere la sofferenza e ciò che accade e portare agli occhi del mondo quello che il mondo si accontenta di sentire alla radio, di vedere in tv in modo superficiale, per poi archiviare in pochi giorni. In Siria invece la guerra c’è anche se non la si vede più tanto, qui si spara sui civili, ci sono meccanismi che sfuggono e che hanno il colore rosso del sangue innocente che scorre “sono molto pochi i fotografi rimasti, giornalisti forse nessuno, quelli che avevano avuto modo di restare ora sono rapiti”.
A raccontare tutto è il giovane fotografo torinese Fabio Bucciarelli, classe 1980, tra i premiati al World Press Photo 2013, uno dei diversi riconoscimenti internazionali ottenuti dal fotografo italiano, tra i quali anche il Robert Capa gold medal. Bucciarelli parla di guerra, accanto a lui Jérôme Sessini, fotografo dell’agenzia Magnum fa lo stesso. Fausto Podavini, fotografo di Roma ascolta e poi racconterà un’altra battaglia, quella che si gioca spesso in silenzio nelle case dei malati di Alzheimer. Sono i tre fotografi protagonisti dell’evento che ha presentato l’arrivo al Forte di Bard della mostra World Press Photo 2013. L’evento di lancio si è tenuto al Teatro Piccolo Regio di Torino, giovedì 5 dicembre. Si è trattato del primo ciclo di appuntamenti “Photo Talks” che il Forte di Bard e l’Agenzia Magnum Photos organizzeranno nell’ambito della collaborazione avviata ormai da diverso tempo. A moderare la serata è stato il direttore del quotidiano La Stampa, Mario Calabresi, e insieme a lui non sono mancati gli interventi di Lorenza Bravetta, Direttore Europa Magnum Photos, Femke Van Der Valk, project manager della World Press Foundation, e Gabriele Accornero, Amministratore delegato del Forte.
La formula ha visto la presentazione e l’analisi dei lavori dei tre fotografi che hanno vinto diverse delle categorie del concorso fotografico mondiale, alternando suggestioni e approfondimenti che hanno reso evidenti, una volta di più, l’importanza e il ruolo del fotogiornalismo, che sia in prima linea, in seconda o nell’appartamento di una coppia 60enne che deve confrontarsi con l’Alzheimer, come ha fatto nel suo lavoro durato 4 anni, Fausto Podavini di Roma. Quest’ultimo lavoro, con focus sociale, segna una tappa importante nel concorso mondiale di fotografia che si apre così non solo ai grossi eventi che catalizzano l’attenzione del mondo e dei media, ma getta un occhio anche nel quotidiano, tra le mura di un piccolo appartamento dove una storia d’amore continua a consumarsi, nonostante una malattia porti via ricordi, sguardi, pezzi di una vita. “Ma la vita continua” dice Podavini nel raccontare il suo lavoro che chiude con l’immagine di Mirella che ha accompagnato il marito fino alla fine della sua malattia e che ora tiene in mano un bimbo di pochi mesi. Le suggestioni del World Press Photo sono tantissime. Ora si possono riscoprire al Forte di Bard che ospita dal 7 dicembre, in esclusiva per il Nord Ovest, la nuova tappa italiana della mostra, risultato del più importante concorso internazionale di fotogiornalismo organizzato dal 1955, dalla World Press Photo Foundation, organizzazione indipendente senza scopo di lucro con sede ad Amsterdam.
L’esposizione presenta le immagini più rappresentative che per un anno intero hanno accompagnato, documentato e illustrato gli avvenimenti del nostro tempo sui giornali di tutto il mondo. In questa edizione hanno partecipato 5.666 fotografi provenienti da 124 paesi, per un totale di 103.481 immagini selezionate. La mostra tocca ogni anno 45 paesi e oltre 100 città. Una giuria internazionale e politicamente indipendente, formata da professionisti illustratori, fotografi e rappresentanti di agenzie di stampa, è chiamata a esprimersi su decine di migliaia di domande di partecipazione da parte di fotogiornalisti, quotidiani e riviste provenienti da tutto il mondo. Il lavoro dei fotogiornalisti conosciuti compete ad armi pari con quello dei fotografi alle prime armi. Nove categorie del concorso: vita quotidiana, protagonisti dell’attualità, notizie brevi, notizie generali, natura, storie d’attualità, arte e spettacolo, ritratti, sport. Le immagini sono presentate senza censure. L’immagine che si è aggiudicata il titolo di Foto dell’anno 2012 è quella del fotografo svedese Paul Hansen, scattata per il giornale Dagens Nyheter e mostra il funerale di due bambini palestinesi uccisi durante un attacco missilistico israeliano.