Giorgio Macchiavello presenta il suo ‘Magical Mystery Tor’ a Courmayeur

Giornalista de La Stampa di Aosta e trailer, Macchiavello è una delle tante vittime del “mal di Tor”, vera e propria epidemia sportiva che negli ultimi 5 anni ha contagiato migliaia di persone in Valle d’Aosta e nel mondo.
Giorgio Macchiavello all'arrivo del Tor 2012
Cultura

“Da quando ho avuto la conferma che ero iscritto, non ho fatto altro che pensare al Tor. E’ come un riflesso incondizionato. Non solo ti alleni per il Tor, ma ogni cosa che fai la fai con la testa rivolta al Tor”. Giorgio Macchiavello, giornalista de La Stampa di Aosta e trailer, è una delle tante vittime del “mal di Tor”, vera e propria epidemia sportiva che negli ultimi cinque anni ha contagiato migliaia di persone in Valle d’Aosta e nel mondo. Tanto che dopo essersi misurato con gare più brevi, dall’Arrancabirra al Gran Trail Valdigne, passando per il Mammutrail e il Gran Paradiso Trail, non ha potuto resistere alla tentazione di compiere l’impresa, cioè prendere il via ma soprattutto portare a termine quella che gli addetti ai lavori definiscono come l’endurance trail più duro del mondo.

La storia del suo viaggio su e giù per le montagne valdostane, completato per ben due volte, nel 2012 e nel 2013, l’ha raccontata in maniera sintetica e scanzonata prima via twitter, durante la corsa, e poi nel suo libro ‘Magical Mystery Tor‘ (Musemeci Editore, 14 euro), che sarà presentato questo pomeriggio alle ore 18, dopo la “prima” ad Aosta un paio di settimane fa, nella sua Courmayeur (paese dov’è cresciuto e vive, ndr).

Un vero e proprio diario di bordo che inizia con la decisione di partecipare al Tor, nell’estate del 2012, e che finisce proprio ai piedi del Bianco, sabato 14 settembre 2013, alle 11.29, quando finalmente il cronista si toglie la soddisfazione di tagliare il traguardo di “casa”. In mezzo ci sono gli allenamenti all’alba, le battute al bar con i colleghi, le preoccupazioni prima della partenza. E poi la splendida avventura al Tor des Géants 2012 (dal punto di vista sportivo, finora l’edizione più emozionate, ndr), tra incontri notturni, dolori alle gambe e allucinazioni, fino alla gioia per avercela fatta, anche se con un pizzico di delusione a causa dell’arrivo anticipato a Saint-Rhémy-en-Bosses, per la troppa neve al Col du Malatrà.

Una delusione che, come nelle favole più belle, diventa motivazione: la storia riprende un anno più tardi, nel 2013, proprio da lì, dalla salita che conduce alla porta del Paradiso, per proseguire fino alla discesa che approda a Courmayeur, a conclusione del secondo “magico, misterioso sogno di tutti gli ultra trailer”. 

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