Roma, 19 nov. (AdnKronos) – Sono 179 le donne uccise nel 2013, un anno nero per il femminicidio in Italia, essendo l’anno più cruento degli ultimi sette. Rispetto al 2012 i femminicidi crescono del 14%, con incrementi particolarmente marcati nell’ambito familiare (+16,2%, passando da 105 a 122) e negli altri contesti di prossimità (+57% per i femminicidi di vicinato, in ambito lavorativo e nei rapporti amicali, che passano complessivamente da 14 a 22), aumentando di 2 casi anche i femminicidi di criminalità comune (da 26 a 28). Questi i dati del ‘Secondo Rapporto Eures sul Femminicidio in Italia".
Aumenta inoltre l’età media delle vittime di femminicidio in Italia. In crescita del 70% i casi nella fascia 45-64 anni, nel 2013 l’età media delle vittime di femminicidio in Italia è passata da 50 anni nel 2012 a 53,4 (da 46,5 a 51,5 anni nei soli femminicidi familiari). Il risultato deriva sia dal decremento delle vittime con meno di 35 anni (da 48 a 37) sia dalla forte crescita registrata nelle fasce 45-54 anni (+72,2% passando da 18 a 31) e 55-64 anni (+73,3%, da 15 a 26) e, secondariamente, in quella 35-44 anni (+26,1%, passando da 23 a 29 vittime) e tra le over64 (da 51 a 56, pari a +9,8%).
Il tarlo del possesso e della gelosia nel 30% dei femminicidi familiari. In forte crescita il movente economico e le condizioni di disagio. Secondo il Rapporto Eures nel 2013, il 30,3% di quelli familiari, pari a 36 in valori assoluti e 504 vittime tra il 2000 e il 2013, sono motivati dalla gelosia e possesso, seguiti da quelli scaturiti da conflitti e dissapori quotidiani (21 vittime, pari al 17,6%); molto elevato nel 2013 anche il numero dei femminicidi familiari legati a questioni di interesse o denaro (19, pari al 16%), spesso prevalenti nei matricidi, cui seguono quelli legati a situazioni di forte disagio (della vittima o dell’autore), con 19 vittime attribuibili a disturbi psichici dell’autore (16%) e 15 a situazioni di malattia o forte disagio della vittima (12,6%).