“Buona scuola” vs “cattiva scuola”, le opinioni di un lettore

Corrado Olivotto risponde a una lettera della prf.ssa Gabrilella Patacchini. “Non venite a dirmi che la classe insegnante non ha la paranoia del voto, questo non lo posso accettare”.
I lettori di Aostasera, Società

Buongiorno signora Patacchini.
Le chiedo scusa se le rispondo dopo più di un mese ma l’argomento è molto importante e non è limitato al solo momento dell’insegnamento, qui mi pare che stiamo parlando di qualcosa di più: di un sistema di pensiero, di un modo di intendere la vita e le relazioni, quindi ho aspettato di avere il tempo di farlo per bene.
Tralascerei, se lei è d’accordo, il ping-pong sulla rispettiva fortuna (o sfortuna), infatti se ci avvitassimo nella spirale polemica su quanti buoni/cattivi insegnanti abbiamo incontrato nella nostra vita non ne usciremmo più, forse lei sarà stata fortunata ed io no, forse invece i nostri punti di vista, così diversi, non ci permettono di valutarlo obiettivamente, direi di passare oltre, il mero inventario non credo che ci servirebbe.

Al punto 1 del suo scritto già la mia personalità individualista e libertaria trova di che soffrire. Intanto mi sento preso in giro quando lei sostiene che i Programmi non esistano più ma poi di fatto li fa rientrare dalla finestra: "ma al loro posto ci sono indicazioni nazionali, quindi curricula istituzionali, comunque prescrittivi, ma adattabili secondo il criterio migliore", scrive. Beh, signora, ”se a l’è brisa zuppa a l’è pan mui” diceva la nonna Elvira, e come darle torto. Ma se ancora potrei accettare che a causa della necessità di insegnare a tante persone sia necessario avere un Programma (che tale era e tale continua ad essere) ciò che mi fa andare in bestia è la sua affermazione successiva: "guardando allo sviluppo del singolo bambino, ai suoi bisogni, normali o speciali che siano, alle sue modalità di apprendimento, stimolandolo in modi diversi alla partecipazione attiva"; mi perdonerà il Direttore di questa testata ma non posso che rispondere: "BALLE!!". Certo, anch’io ho conosciuto singoli insegnanti che hanno dimostrato sensibilità verso le inclinazioni, i pregi, i difetti, le peculiarità dei singoli allievi, ma il sistema scolastico NO!, non ce l’ha questa sensibilità, e la dimostrazione sta proprio in frasi come quella che ho riportato nella mia precedente lettera: “noi dobbiamo trattare tutti allo stesso modo", e non è una frase detta per sbaglio, è quello che la maggior parte di voi pensa davvero, pervasi di una cultura egualitaria e massificante figlia di un’ideologia nefasta che ha voluto il sacrificio delle individualità a favore dello sviluppo di disastrose coscienze collettive. Il sistema scolastico è disturbato da chi è portatore di caratteristiche peculiari che lo rendono diverso dalla massa, esso ha bisogno di ragazzini standard, normalizzati, che sappiano apprendere e restituire nei tempi e nei modi stabiliti, altrimenti va in crisi. E poi, non se ne abbia a male, succede anche che tra voi ci siano dei brillanti personaggi che sono convinti di aiutare e non hanno la minima idea di come farlo. Lo sa che l’insegnante di francese del mio ragazzo dislessico, di fronte alle mie rimostranze, un giorno mi ha detto, impettita ed orgogliosa, che lei a mio figlio faceva persino le fotocopie ingrandite? LE FOTOCOPIE INGRANDITE GLI FACEVA !!!!, ed era la stessa persona che quando le ho proposto un confronto sui metodi si è alzata in piedi e mi ha risposto (testuali parole, non le dimenticherò mai) “signor Olivotto, noi siamo professionisti dell’insegnamento, voi siete la famiglia”. Ecco, le persone “accoglienti, non menefreghisti, sono professionali, non raffazzonati, sono docenti, non indecenti!” di cui parla lei nel suo secondo punto. Dopo due anni di PEI è stato necessario che la psicologa del consultorio passasse per caso fuori dalla classe di mio figlio e lo vedesse fare una verifica di storia per iscritto e che desse una sonora spazzolata alla prof. perché la scuola attivasse quel minimo indispensabile per consentire al ragazzo di mostrare ciò che sapeva (interrogarlo oralmente, che fatica eh?), “non menefreghisti, sono professionali, non raffazzonati, sono docenti, non indecenti!”, ne è proprio sicura? Certo, lei potrà sempre dire che noi siamo stati sfortunati e che lei lavora da anni con gente completamente diversa, ma i fatti restano e, a sentire altri genitori intorno a me, le cose non sono cambiate.

Poi, signora mi scusi, ma non venga a dirmi che la classe insegnante non ha la paranoia del voto, questo non lo posso accettare, glielo lascerei dire se sapessi che lei fino a ieri abbia insegnato su di un altro pianeta, ma qui da noi le cose sono esattamente come gliele ho raccontate. Guardi, ho un nipote che sta facendo la prima superiore e questa cosa sta capitando proprio a lui. Come le ho già scritto: “un 3 all’inizio, un 4 a metà percorso e un 8 finale fanno 15, e la media è 5, chiaramente insufficiente”, e se lei continuerà a negare che la maggioranza dei suoi colleghi si comporti così allora discutere non servirà assolutamente a niente. All’insegnatne medio non importa se un ragazzo alla fine dell’anno sappia tutto oppure no, altrimenti basterebbe una verifica finale che accerti lo stato dell’apprendimento, NO!, “bisogna rimediare”, sempre questa orribile frase, “bisogna rimediare”, e come si rimedia? con la media aritmetica. Eh caspita, ma quando cominceranno a capire che di fronte hanno persone umane, singole, uniche, irripetibili, senzienti.
Poi, mi scusi, ma non mi pare di aver scritto in alcun posto che i percorsi di crescita personale e di apprendimento debbano essere “esilarante, intrattenitivo, breve, senza rischi, come un film o un videogame”. Ho riletto per scrupolo ma no, non l’ho mica detto io, anzi chi mi conosce sa che la gente che non sa prendersi le proprie responsabilità mi irrita tantissimo, ma una cosa è un percorso serio e responsabile altro è l’imposizione autoritaria di argomenti e metodi, il ricatto continuo della bocciatura, la pretesa di entrare pesantemente nei tempi e nei modi di vita altrui, eccetera. Siete deputati a trasferire conoscenza, non a modificare in modo autoritario ed unilaterale la personalità altrui. Imparate ad avere rispetto per le individualità, anche quando le loro caratteristiche non vi piacciono o non vi fanno comodo. E se volete veramente formare dei cittadini capaci di difendersi e sopravvivere in questo mondo di lupi ricordate che solo persone libere e coscienti possono emergere a testa alta da questo mare di mediocrità e che, quindi, la cosa più sbagliata è proprio mortificare le caratteristiche uniche di ognuno per costruire una massa di pecore obbedienti ed innocue. Già sono obbligati a studiare tutti la stessa cosa, indipendentemente dalle proprie inclinazioni, almeno che si abbia rispetto per le singole sensibilità, caspita!

Chiudo con un’espressione di stima. Le esprimo la mia stima perché lei è l’unica che, in tanti anni, dopo avermi risposto mi abbia invitato al dialogo, la ringrazio e, per quel che vale, la apprezzo per questo, ma la prego, non cerchi di salvare ciò che non merita di essere salvato. Se sarà capace di essere uno dei pochi diversi dalla grande massa degli insegnanti sia orgogliosa di esserci riuscita e si erga aristocraticamente al di sopra della generale sufficienza, avrà la stima ed il rispetto di coloro che hanno bisogno del suo lavoro e, mi creda, si sentirà bene. Non serve difenderli tutti, anzi, squalifica.

Grazie per aver voluto dialogare con questo rompiscatole, la saluto cordialmente.

Corrado Olivotto
 

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