I lavoratori fanno causa a “Postitaly”. La vicenda arriva nelle aule del Tribunale di Aosta

Il servizio di posta privata si era insediato un anno e mezzo fa nell’incubatore d’imprese di Aosta. Ma ora i sindacati denunciano: “E’ stato uno sfruttamento in piena regola”.
La Pépinière d'entreprise di Aosta
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Solo un anno e mezzo fa, il primo aprile 2015, sul sito internet di Vallée d’Aoste Structure l’annuncio era trionfale: “Una nuova azienda si insedia nella Pépinière di Aosta”.

Si tratta di Postitaly, un servizio di posta privata già sviluppatosi in Piemonte e Liguria sbarcato quindi anche in Valle, e con tutti i crismi del caso e anche di più: affrancatura legale, ritiro della corrispondenza gratuito a domicilio, geolocalizzazione e tracciabilità della propria posta, consegne personalizzate su appuntamento delle raccomandate, recapiti ad orari concordati, tra le altre.

Occasione per un gruppo di giovani valdostani per farsi le ossa e trovare un lavoro, che però non è mai stato retribuito: “I lavoratori – ha spiegato Vilma Gaillard, Slc/Cgil, che ha seguito la vicenda dal punto di vista sindacale – venivano assunti dalla società con contratti diversi, alcuni per corrispondenza, ma comunque mai remunerati se non ‘a spot’ nei casi migliori”.

Pagamenti che, tranne la prima busta paga in molti casi, non sono stati quasi mai elargiti da Postitaly, dal momento che molti ragazzi (si parla di otto persone) erano assunti da principio attraverso il bando ‘Garanzia Giovani’, quindi pagati – circa 500 euro al mese per sei mesi – dalle risorse del piano, coperta che permetteva alla società di avere lavoro senza dover battere cassa. In seguito arrivava la promessa di un contratto, spesso con riferimenti diversi (alcuni siglati da Postitaly Srl, altri da Postitaly-1 o 2), e modalità diverse: “A me avevano offerto un contratto di tre anni per superare direttamente l’apprendistato – spiega uno dei ragazzi che ha fatto causa alla società – ma altri avevano contratti più brevi, da rinnovare un po’ alla volta”.

“Praticamente tutti i dipendenti hanno fatto causa – prosegue Gaillard – ed è stato uno sfruttamento in piena regola: alcuni ragazzi sono stati utilizzati per ‘mappare’ il territorio ed insediarsi, conoscendo i clienti potenziali e le zone, poi però non sono mai stati pagati. Molto di loro non hanno avuto neanche una busta paga, cosa che rende difficile ricostruire la vicenda, altri hanno utilizzato la propria auto personale, senza mai avere alcun rimborso”. Vicenda che arriverà in tribunale il 10 novembre, per la prima tranche delle numerose cause piovute in questi mesi su Postitaly da parte dei lavoratori.

Questione dai risvolti inquietanti, ma non del tutto nuova per quel che riguarda Postitaly, già trascinata in tribunale ad Alessandria a marzo per la stessa ragione, con processo ancora pendente (l’ultima udienza, per ascoltare alcuni testimoni, era fissata per il 17 ottobre 2016). In quel caso un 44enne alessandrino, assunto dalla società a responsabilità limitata Velogistica, non è mai stato pagato a fronte di un contratto a tempo determinato di sei mesi che lo impegnava a portare un ‘pacchetto’ di clienti interessati al servizio di consegna privata della corrispondenza. Stando all’accusa il lavoratore, in servizio dal 2 settembre al 30 novembre 2014 e poi dal 30 novembre al 25 febbraio 2015, e che non rinnovò il contratto, è in credito delle mensilità di novembre, dicembre, tredicesima e quattordicesima. Postitaly, con sede legale a Torino, è risultata essere socio unico di Velogistica Srl, società che però hanno affermato di essere soggetti giuridici differenti e con finalità diverse.

“Abbiamo avviato una procedura legale per il recupero crediti – spiega ancora Galliard – praticamente per tutti i lavoratori, sia i postini che gli amministrativi, e si andrà per pignoramenti. Purtroppo in questi settori, senza contratti collettivi, il rischio sfruttamento è altissimo”.

 

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