Nelle mani dei Carabinieri dei Ris di Parma i misteri delle morti senza nome di Fénis ed Arnad

Gli uomini del Reparto Investigazioni Scientifiche sono al lavoro sulla ricostruzione facciale del corpo semi-carbonizzato ritrovato a Le Ferreun il 19 agosto e sull’estrazione del Dna dei resti trovati a Fornelle quattordici giorni prima.
L'arrivo del Ris di Parma
Altro

Sull’omicidio dell’uomo ritrovato semi-carbonizzato sabato 19 agosto scorso, in una radura di Le Ferreun a Fénis, le indagini continuano a tutto campo, ma grava ancora il punto interrogativo più grande: l’identità della vittima. Tra le risposte attese dal pubblico ministero Eugenia Menichetti, titolare del fascicolo per omicidio aperto dalla Procura di Aosta a seguito della scoperta, ve n’è però una che potrebbe condurre ad un’identità del cadavere.

Gli uomini del Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri sono infatti, nell’ambito degli accertamenti tecnici demandati loro sul caso, al lavoro su una ricostruzione del volto della vittima. Si tratta di un esame che, sfruttando delle tecnologie tra le più recenti, consente di giungere ad una fisionomia di livello non esattamente fotografico, ma comunque elevato ed attendibile.

Sinora, gli elementi in mano agli inquirenti (i militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Aosta dell’Arma) sono arrivati soprattutto dagli esami autoptici e radiologici eseguiti dal medico-legale Roberto Testi e dallo specialista Davide Machado. L’uomo, dell’età apparente di 40 anni, è stato ferito a morte “molto probabilmente”, visti i segni che ha addosso, con un colpo d’arma da fuoco. Sul suo corpo sono presenti poi un’altra ferita al collo ed alcune fratture: a due costole e alla zona tra bacino e colonna vertebrale. Queste ultime, ritengono gli investigatori, potrebbero essere il segno di un trasporto non proprio “ortodosso” del cadavere.

Il corpo è poi stato condotto a Le Ferreun e dato alle fiamme, che sono state spente – è la supposizione di chi lavora alle indagini – dal violento temporale abbattutosi sulla zona nel tardo pomeriggio del 18 agosto, un venerdì. A tale ipotesi contribuisce anche un orologio a lancette, rinvenuto non lontano dai resti umani. E’ fermo alle 6.55 e le lancette sarebbero state bloccate dalle fiamme, per cui sino ad oggi l’ora è stata interpretata come 18.55 (scenario compatibile con il nubifragio). Nel tentativo di sollecitare testimonianze, i Carabinieri, in accordo con la Procura, hanno anche diffuso la foto dell’oggetto: un modello molto in voga negli anni ’90, ma senza che ciò abbia scaturito risultati.

Non particolarmente proficue si sono rivelate nemmeno le dichiarazioni di chi, nel pomeriggio di venerdì 18, ha incrociato, per due volte, sulla pista ciclabile che non corre lontana dalla radura del ritrovamento, all’incrocio tra il torrente Clavalité e il canale Saint-Clair, un auto che non solo ha violato il divieto di transito, ma pare aver rischiato di urtare due ciclisti, unanimi nell’inveire verso il conducente. I diretti interessati, però, ai Carabinieri non hanno saputo fornire esattamente né il colore, né il modello esatto della vettura, limitandosi a definirla “un’utilitaria”.  

Anche altri aspetti, che in delitti del genere si sono rivelati quasi risolutivi, non hanno condotto a molto in questo. L’impianto dentale trovato sul cadavere, ad esempio, non presenta caratteristiche tali da renderlo riconducibile ad uno studio, o anche solo ad un’area geografica, di realizzazione. Mancando poi un qualsiasi termine di paragone (vista l’assenza di identificazione) anche estrarre un dna dal cadavere potrebbe non necessariamente condurre a risultati concreti (per quanto questa opzione resta considerata dagli inquirenti). Per tutti questi motivi, la ricostruzione facciale dei Ris potrebbe rappresentare un passo in avanti utile ad orientare, incanalandole verso un contesto specifico, le indagini.

Sempre i Carabinieri specialisti in investigazioni scientifiche sono al lavoro sull’altro morto ancora senza nome che ha caratterizzato l’estate valdostana. Si tratta del cadavere trovato da un gruppo di ragazzi impegnati in un’escursione a Fornelle di Arnad il 5 agosto scorso. Dai riscontri medico-legali non sono emersi segni di violenza e il fascicolo aperto in Procura è un “modello 45”, cioè senza indagati, né ipotesi di reato. 

Gli uomini del Ris di Parma stanno procedendo all’esame del Dna. In questo caso, una possibilità di comparazione esiste ed è con il codice genetico del bracciante romeno che aveva lavorato per un periodo in un alpeggio a monte del prato ove è avvenuta la macabra scoperta, di cui i datori di lavoro non avevano peraltro denunciato la scomparsa ("non lo abbiamo più visto e credevamo si fosse allontanato, tornando al suo Paese", avevano spiegato ai militari). Le risposte dell’accertamento scientifico potrebbero quindi essere definitive.

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte