No all’imposizione del crocefisso nelle aule scolastiche

Bocciata la mozione della Lega Vda che impegnava l'Assessore competente "a predisporre l'effettuazione di una ricognizione nelle aule degli Istituti scolastici di competenza e, nel caso sprovviste, disporre la fornitura e l'installazione dei crocefissi mancanti".
Scuola

Non ci può essere un’imposizione per esporre nelle aule scolastiche il crocefisso e neppure per toglierlo. L’Assessore regionale all’Istruzione riassume la sentenza del 2021 della Corte di Cassazione per bocciare la mozione presentata dalla Lega Vda che impegnava lo stesso Jean-Pierre Guichardaz  “a predisporre l’effettuazione di una ricognizione nelle aule degli Istituti scolastici di competenza e, nel caso sprovviste, disporre la fornitura e l’installazione dei crocefissi mancanti”. L’iniziativa è stata respinta con 25 astensioni e 9 voti a favore, quelli del gruppo Lega e Forza Italia Vda.

“Una battaglia per fermare la deriva della nostra società, per trasmettere ai nostri figli la nostra storia, le nostre radici” evidenzia il capogruppo Andrea Manfrin. “Rispettare le minoranze non vuole dire cancellare le tradizioni e i simboli della nostra comunità. E’ un simbolo che non lede i principi di laicità dello Stato”.

“Nella sentenza la Cassazione – ricorda Guichardaz – dice che l’esposizione del crocefisso è legittima ma non può essere imposta. La decisione va condivisa da tutta la scuola nei consigli di classe”.

4 risposte

  1. Non vedo cosa c’entri un crocifisso in una scuola pubblica. Chi vuole lo trova in oratorio o in chiesa. Ma se non da fastidio a nessuno, dove è il problema. Per me potrebbero appendere anche mezzaluna e stalla di David. Pero se li devono pagare tutti loro, incluso il chiodo, il tempo del bidello ed il costo di riverniciatura.
    Con le tasse dei contribuenti, non si comprano croceffissi. Con l’8 per mille la Chiesa Cattolica prende 1 miliardo di euro dalle nonstre tasse: se li può permettere.

  2. Più che di imposizione si dovrebbe parlare di esposizione. Questo lo dico alla giornalista, che dovrebbe essere neutrale e non rendersi portavoce dell’assessore.

  3. Canti natalizi senza riferimento al Natale, la Pasqua poverina già da tempo ridotta a uova e coniglietti.
    La Squola italiana intristisce nel politically correct, nel woke e nel conformismo più bieco alla dittatura delle minoranze.
    Figuriamoci se c’è qualche politico che si espone: 25 astensioni la dicono lunga.
    “Con la Francia o con la Spagna, purché se magna”

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