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ConSenso, la violenza di genere fuori dagli stereotipi nei disegni degli studenti

Inaugurata ieri sera alla Biblioteca regionale di Aosta la mostra realizzata dagli studenti del Liceo Artistico e dagli studenti dell'UniVda nell'ambito del progetto ConSenso, per una comunicazione contro la violenza fuori dagli stereotipi
Cultura

Il progetto ConSenso porta a termine una campagna di comunicazione contro la violenza e contro le molestie sulle donne affrontando i temi in un modo diverso dal solito, inaugurando ieri sera, martedì  15 maggio una mostra, in programma fino al 21 maggio alla biblioteca regionale di Aosta.

L’esposizione, sostenuta dal Centro donne contro la violenza, è nata con il preciso intento di fare cultura e di sensibilizzare. Sono stati coinvolti gli studenti dall’ultimo anno del liceo artistico fino a quelli dei primi due anni dell’università  con l’intenzione di decostruire gli stereotipi, coinvolgendo i ragazzi in un processo che creasse e definisse una comunicazione nuova e originale, diversa dall’immagine che si è soliti vedere come quella della donna sola e triste e che rimanda sempre all’impossibilità  di uscire dalla violenza. Questo progetto ha affrontato il tutto in modo più creativo, sottolineando che dalla violenza si può anche uscire e soprattutto considerando come target ragazzi e ragazze giovani.

In questo percorso gli studenti sono stati accompagnati da Stefania Spanò, in arte Anarkika, vignettista femminista, esperta di comunicazione che da anni si occupa di violenza sulle donne e di diritti umani. Sia all’interno del liceo che all’interno dell’università sono stati tenuti vari incontri per poter condividere riflessioni da cui sono stati successivamente creati i manifesti esposti.

“Quando si riesce a entrare in relazione con i ragazzi e le ragazze si avverte in loro il bisogno, l’esigenza di parlare di questi temi perché hanno sempre e comunque dell’esperienza da raccontare e in qualche caso anche da mostrare” ha spiegato l’artista. “I lavori sono quasi tutti autobiografici e spesso i ragazzi hanno richiesto anche di rimanere nell’anonimato. Molti sentono il bisogno di parlare di determinati temi e ne dimostrano l’importanza, ma spesso richiedono riservatezza.”

I centri antiviolenza hanno negli ultimi anni acquisito sempre più importanza soprattutto nella formazione degli insegnanti che si sono resi conto di quanto sia importante seguire la crescita dei ragazzi e delle ragazze e quanto sia fondamentale aiutarli nell’affrontare alcune tematiche che partono semplicemente dalla condivisione.

“Sono molto contenta di quello che siamo riusciti a fare” ha continuato Anarkikka “Spesso si sente parlare di femminicidio, di stupro o di quell’aspetto della violenza più forte e fisico. I giovani hanno sentito l’esigenza di parlare di violenze meno visibili come quella psicologica. Tutti hanno parlato di fenomeni che ovviamente hanno a che fare con il loro vissuto come il catcalling, una di quelle cose che si continua a pensare che sia una sciocchezza e che in realtà le ragazze vivono in maniera molto mortificante. Molte hanno raccontato le loro esperienze, nonostante siano molto giovani, come la paura di camminare per strada o essere infastidite.”

I ragazzi hanno affrontato tantissimi argomenti tra cui il discorso sulla parità, sul consenso, le discriminazioni sul lavoro o a scuola, le molestie per strada, la violenza ginecologica, tutti argomenti che sentono molto vicini e alcuni lavori hanno visto anche le loro applicazioni su vari oggetti. C’è chi ha immaginato le proprie illustrazioni stampate su quaderni o cover del cellulare e i ragazzi dell’università, non avendo esperienze artistiche dirette, hanno potuto esprimersi anche con testi o filastrocche.
“Alcuni ragazzi hanno lavorato in gruppo e questo secondo me dice molto sul bisogno di sostenersi e condividere” ha concluso così Stefania Spanò, inaugurando la mostra.

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