Courmayeur si prepara a ospitare gli Stati generali del mondo del lavoro della montagna

L’evento, quest’anno giunto alla sua terza edizione e ospitato nella sala conferenze del Piazzale Monte Bianco, proporrà tra mercoledì 25 e giovedì 26 gennaio meeting e convegni sulle tematiche di sostenibilità, innovazione, turismo, marketing, sport e cultura.
Gli Stati generali del mondo del lavoro della montagna

La montagna e i suoi atout saranno al centro della due giorni organizzata dagli Stati generali del mondo del lavoro a Courmayeur e programmata tra mercoledì 25 e giovedì 26 gennaio prossimi. L’evento, quest’anno giunto alla sua terza edizione, riunirà nella sala conferenze del Piazzale Monte Bianco personalità istituzionali e aziendali coinvolgendole in discussioni e dibattiti tematizzati.

L’appuntamento valdostano rappresenta soltanto una delle numerose proposte mensilmente allestite dalla piattaforma nazionale nata nel 2019 da una idea del fondatore Pier Carlo Barberis e attualmente coinvolgente aziende, start-up, organizzazioni e stakeholder. I 21 convegni e i 180 meeting sinora pensati hanno saputo regalare a ben 930 relatori e oltre 30 mila presenti fisici o a distanza l’occasione di confrontarsi su alcuni dei pilastri portanti dell’attualità tra cui innovazione, mare, Italia, architettura e design, cultura, cinema, sport, turismo, agrifood e cyber security.

Il programma
Il programma

Durante le due giornate di incontro degli Stati generali del mondo del lavoro della montagna a Courmayeur, numerosi esperti del settore professionale avranno modo di effettuare brevi speech della durata di 15 minuti ciascuno concernenti il proprio ambito di competenza e l’argomento del tavolo di lavoro. A seguito della cerimonia di apertura curata dalle istituzioni dalle 10,30 alle 12,00 di mercoledì, il pomeriggio dalle 15,00 alle 17,00 sarà focalizzato su “Innovazione e Sostenibilità: proposte e progetti a supporto del settore montano”. La mattinata dell’indomani sarà suddivisa in due distinti momenti, l’uno dedicato a “Valori e competenze per lo sviluppo dell’economia e delle società montane” previsto dalle 10,30 alle 11,00 e l’altro dedicato a “Lavoro e istruzione: incontro tra aziende del settore e gli studenti” previsto dalle 11,30 alle 13,00; dopo il networking lunch che terra occupati i partecipanti dalle 12,15 alle 14,45 e prima della chiusura dell’evento attesa dalle 17,00 alle 18,00, “Il turismo di montagna tra sport e cultura” sarà protagonista dell’ultimo convegno dalle 15,00 alle 17,00.

Una risposta

  1. Riguardo all’attuale scombinato mercato del lavoro, si consiglia in modo umile, la lettura di un articolo redatto da un Quotidiano on-line, ed il quale, si riferisce proprio ad un report sul mercato del lavoro: e a livello globale. Tale report stilato da Gallup – Workplace Consulting & Global Research.(Fonte: Il Sole 24 ore; 17 giugno2022 – “Solo il 4% degliitaliani si sente coinvolto nel proprio lavoro: ultimi nel mondo.”)

    “In Italia abbiamo i lavoratori più tristi d’Europa:sono tristi senza essere arrabbiati e sono stressati senza avere grandi prospettive di cambiamento. E’ quanto emerge dall’ultimo report Gallup sullo “Stato globale delmondo del lavoro”: in una fotografia complessiva che sa di fallimento per tuttii lavoratori del mondo, se l’obiettivo sono il benessere e la felicità, l’Italia traccia un disegno abbastanza unico in Europa.(…)

    (…)Comunque sia, un lavoratore italiano su treoggi prova tristezza: se ci guardiamo intorno possiamo intuirlo dalla piegadella bocca sotto la mascherina o dall’inclinazione delle spalle davanti allaquinta mini-riunione online della mattinata. Tristemente incastrati inagende digitali più capienti di noi. Ma, forsegrazie al buon cibo, al clima, al calore della famiglia e a quella tendenzatutta italiana a saperci adattare, non siamo invece nella top ten dei piùarrabbiati, dove dopo il nostro 21° posto si colloca un bel po’ di EstEuropa. Il 16% dei lavoratori italiani si dicono arrabbiati, e gli altri? Glialtri no. Ma la sensazione è che a fare da contraltare alla rabbia non siatanto la serenità quanto larassegnazione.”(…)

    (…)In questa classifica, con un 4% di persone che risultano essere “coinvolte” nelproprio lavoro, l’Italia occupa la 38° e ultima posizione in Europa e nelmondo, dove la media è del 21%: una linea già spaventosamente bassa, eppuregigantesca rispetto alla nostra. Ci si avvicina solo il Giappone, con ilsuo 5%. In Italia lavoriamo,insomma, come se non avessimo altra scelta. Come se ci fossimo rassegnati a dare di meno di quel che potremmo.Come se ci fossimo abituati allo stress (dichiarato dal 49% dei lavoratoriitaliani), alla preoccupazione (dal 45%) e alla mediocrità di quel sentirsisempre insoddisfatti che riguarda la grande maggioranza di noi (il 60% deicosiddetti “non thriving”).(…)

    Dunque, da quanto emerge da tale report, si evince un quadro dell’attuale mercato del lavoro italiano; davvero desolante.

    Abbiamo dunque bisogno ad umile parere, di un’autentica imprenditoria; seria, professionale, competente e chedia spazio creativo ai propri collaboratori. Che sia in grado pertanto divalorizzare concretamente il capitale umano nazionale; ovvero le enormi potenzialità umaneesistenti nel Paese. Che abbia financo, come ambizione; la pubblica utilità. E che segua pertanto come unico esempio; quei veri grandi visionari edimprenditori del nostro passato (i quali; hanno davvero dato un contributo allacrescita del Paese, e a rendere grande l’Italia nel Mondo).

    Abbiamo davvero la necessità immediata di un nuovo mercato del lavoro al livello nazionale, che persegua edincrementi l’originale ed ambitissimo;sviluppo-economico-sociale-culturale-italiano. Ossia, appunto; la serietà, laprofessionalità, le competenze, l’intelligenza, la cultura, la creatività, la passione, iltalento, la ricerca e l’innovazione continua. Che dunque intraprenda nuovamente, la giusta direzione già segnata dai nostri Illustrissimi avi. Ossia: l’alta qualità in toto.

    Chissà se con questi Stati generali del mercato del lavoro: qualcuno sobbalzi finalmente sulla propria seggiola, e riesca davvero a ragionare seriamente sul fatto che, in più di 20 anni di famigerata globalizzazione al ribasso e alla standardizzazione al peggio. Siano state distrutte ignobilmente: la serietà, la professionalità, le competenze, l’intelligenza, la cultura, la creatività, la passione, il talento, la ricerca e l’innovazione continua. Ovvero il Made in Italy.

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