La lotta all’oblio dei “Piccoli Borghi italiani” al Festival In-træcci

Festival Intræcci

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Tra metropoli e grandi città, seminascoste dalle ombre dei grattacieli, vi sono sparse su tutto il territorio della Penisola alcune piccole realtà nascoste nelle quali il tempo parrebbe essersi fermato: i piccoli borghi italiani, con i loro peculiari dialetti e le loro antiche radici, a oggi perdurano nel nutrirsi di tradizione alla ricerca della propria strada. È proprio nell’ottica di una crescente consapevolezza e di una conseguente valorizzazione di tali conglomerati spesse volte di poco meno di qualche centinaio di abitanti che è nato “Piccoli Borghi Italiani”, progetto cross-mediale pensato dall’Associazione nazionale della stampa online e finanziato da Google News Initiative.

A presentare l’iniziativa, nel corso di un incontro tenutosi nella serata di ieri, sabato 3 settembre, in occasione del Festival In-træcci l’iniziativa che ha visto peraltro il contributo di dodici testate giornalistiche digitali tra le quali anche il nostro AostaSera.it è stato uno dei suoi ideatori nonché collaboratori, il presidente di Anso e direttore di Varese News Marco Giovannelli, a sua volta incalzato e accompagnato dalle domande della giornalista Nathalie Grange.

La voglia di vivere dei piccoli borghi

I dodici piccoli borghi coinvolti nell’idea di Anso – tra i quali anche il nostrano Saint-Rhémy-En-Bosses, alle cui unicità ha potuto dare voce la giornalista di AostaSera.it Silvia Savoye – rappresentano altrettanti baluardi di storicità accomunati dalla medesima voglia di vivere e dal medesimo disperato tentativo di contrasto a fenomeni quali lo spopolamento e l’abbandono.

“Approdato a Bard e avendo avuto l’opportunità di visitare la zona della bassa Valle, mi sono facilmente reso conto della solida necessità di tale area limitrofa di puntare in modo sinergico sull’accoglienza – ha commentato Giovannelli -. Il Forte rappresenta per il paese un atout potentissimo che il borgo dovrebbe imparare a utilizzare quale catalizzatore di attrazione turistica anche da fuori regione nonché di testimonianza concreta di unicità culturali, tradizionali e linguistiche”.

L’incontro
L’incontro

La Via Francigena ed il Cammino Balteo

Giornalista per professione ma camminatore per passione, Giovannelli ha saputo, nel tempo, coniugare vita lavorativa e vita privata inserendo all’interno dei propri progetti scenari e racconti di un’attività che, come quella dei cammini, risulta spesse volte intrecciata con numerosi piccoli borghi.

“Ho un rapporto molto particolare con la Valle d’Aosta, che ho potuto conoscere durante i miei soggiorni infantili di scout e apprezzare sino a tornare percorrendo per la prima volta la Via Francigena e raggiungendo Bard, del quale ho scoperto la ricchezza soltanto collateralmente a una visita al Forte che in un certo senso ne offusca la bellezza – ha proseguito -. Se la mobilità pensata su gomma rende maggiormente importante il soggiorno piuttosto che il trasferimento, percorrendo i cammini ogni attimo, dalla passeggiata all’accoglienza, diviene fondamentale non soltanto per il camminatore ma anche per i paesi che lo ospitano”.

Citando l’esempio della Galizia, celeberrima tappa del Cammino di Santiago De Compostela, Giovannelli e Grange hanno poi ragionato sul contributo che tali itinerari potrebbero donare nella lotta contro l’oblio dei borghi italiani.

“Non vi sono soltanto i lavori concreti e le guide turistiche realizzati di concerto con la Regione nel programma di valorizzazione di due dei percorsi più apprezzati della Valle d’Aosta, ovverosia la Via Francigena e il Cammino Balteo – ha spiegato la giornalista di AostaSera -. Bard, in particolare, si situa al crocevia di entrambi e potrebbe rappresentare un ottimo punto di appoggio e attrazione turistica soprattutto per la bassa Valle”.

Marco Giovannelli e Nathalie Grange
Marco Giovannelli e Nathalie Grange

Un giornale calato all’interno della comunità

Ad accomunare le dure redazioni di Varese News e AostaSera.it vi è la tenace volontà di uscire dalla pregiudizievole concezione della redazione quale luogo chiuso e distaccato dal territorio che essa abita e il desiderio, per converso, di calarsi quanto più possibile all’interno della realtà che essa racconta.

“Il giornalismo si configura quale scienza della narrazione di fatti verificati e calibrati quanto a priorità sulla base delle esigenze dei lettori – ha aggiunto Giovannelli -, sicché il giornale diviene esso stesso una sorta di comunità che descrive la comunità intrecciando alla capacità di ascoltare le chiavi di interpretazione delle persone che la vivono giorno dopo giorno”.

Il contributo del giornalismo nella valorizzazione territoriale

Il progetto di quality journalism così avviato rappresenta pertanto una sfida per il giornale ad uscire dalla continua e costante tendenza al semplice riferimento dell’accaduto e a reinventarsi sulla scia di una progettualità precisa capace di riscoprire la prossimità e l’apertura a modalità nuove.

“Si tratta, semplicemente, di modificare i propri paradigmi in una ottica maggiormente glocal che guardi alle notizie locali strizzando però l’occhio al globale e arrivando a raccontare i borghi non tanto dall’alto della propria posizione quanto piuttosto dal basso del contatto e della comunicazione concreti – ha concluso Giovannelli -. Per realizzare quel cambiamento di cui tutti parlano ma che nessuno ha davvero il coraggio di mettere in atto, la testata deve puntare ad allearsi con tutte le piccole comunità locali in una dimensione di contaminazione atta a infondere ai paesi una differente iniezione di energia raccontando nella quotidianità storie di persone che vengono e vanno”.

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