Solitudine e attenzione, ritmi sostenuti, importanti dislivelli e il desiderio di aprirsi a tutto ciò che l’itinerario ha da offrire sono gli ingredienti chiave che nutrono la vita del camminatore. Tra piaceri e difficoltà, soddisfazioni e delusioni, i due appassionati escursionisti Franco Faggiani ed Elia Origoni, ospiti, durante il pomeriggio di domenica 4 settembre, del Festival In-træcci che ha animato il borgo di Bard, hanno voluto svelare ad amatori e professionisti l’ispirazione e gli insegnamenti elargiti dal cammino.
Sensi amplificati e attenzione ai dettagli
Per ambedue il piacere del camminare risiede nell’opportunità di scoprire di volta in volta posti nuovi guardando con occhi diversi mete già percorse e ripercorse in passato.
“Non vi sono macchine parcheggiate cui tornare o incombenze delle quali preoccuparsi ma si è sempre motivati ad andare avanti – ha spiegato Origoni, che ha alle spalle gli oltre settemila chilometri del Sentiero Italia che da Santa Teresa di Gallura conduce sino a Muggia -. Camminando passo dopo passo è facile scoprire nuove vallate e nuovi paesaggi che, con la loro bellezza, spingono a proseguire nonostante la stanchezza”.
Ancorché nella sola esplorazione di luoghi nuovi e sconosciuti, Faggiani identifica nella solitudine e nel silenzio la motivazione principale che lo ha spinto su molti dei tragitti che hanno saputo cambiargli la vita.
“Essere soli accentua i sensi e agevola quella capacità di osservazione e concentrazione che permettono quasi di raggiungere uno stato prossimo alla meditazione – ha descritto lo scrittore e appassionato di fotografia che ama confidare alle pagine dei suoi libri qualcuno tra i momenti più salienti delle sue passeggiate -. È come se i sensi subissero una amplificazione che porta a nuova luce il paesaggio e ogni dettaglio che lo compone”.
La solitudine del cammino
Per larga parte svolti in solitaria nella quiete dell’assenza di voci e rumori circostanti, i cammini richiedono a coloro che li percorrono una abitudine e un allenamento maturabili soltanto nel tempo.
“È innegabile che spesse volte alcune giornate mi paiano pesanti ma a salvare dalla mestizia gioca sicuramente un ruolo fondamentale la cosiddetta osservazione silenziosa che, in assenza di discorsi distraenti, porta a una immersione totale nella natura – ha proseguito Origoni -. È così che ci si può accorgere anche del più piccolo rumore proveniente da un animale o dal lento evolvere di un fiore in crescita ed è così che è possibile ammirare il paesaggio che cambia, i giorni che si allungano e si accorciano, il lento susseguirsi delle stagioni”.
La responsabilità verso la natura
Come raccontato da Faggiani, attraverso il trekking è agevole rendersi maggiormente consapevole dell’impronta che i cambiamenti climatici impongono sulla natura e sulla montagna.
“Camminare insegna a essere maggiormente responsabili verso la natura attraverso semplici gesti come possono essere il chinarsi per raccogliere le cartacce gettate a terra o il vegliare che le fibre che compongono il proprio abbigliamento siano adeguate – ha aggiunto peraltro Origoni -. Io sento un innato bisogno di scoprire l’ambiente attraverso la fatica fisica e senza la comodità delle strade asfaltate, che mi spinge a propendere, più che per tragitti che di paese in paese si nutrono del rapporto con le persone, per altri tratti maggiormente complessi e intimi”.
Cammini non tracciati e incontri inaspettati
Autore e fotografo, Faggiani si appresta a breve a pubblicare il suo prossimo scritto, una narrazione di esperienze di camminata lungo l’arco alpino accompagnato non soltanto da suggestivi scatti ma anche dalle testimonianze e dai ricordi dei residenti che lo hanno condotto attraverso ogni itinerario rendendo la sua storia più viva e reale.
“Non è tanto l’osservazione passiva di un paesaggio fisso quanto piuttosto il piacere dell’incontro a rendere meravigliosi i momenti che dedico all’attività fisica – ha commentato l’uomo -. Rammento ancora quando ho potuto fare la conoscenza di un pastore rumeno che, dopo anni di vita transumante assieme a cinquecento pecore e quattro cani, si è per amore trasferito nella cintura torinese assieme alla fidanzata ma continua a tornare in quei luoghi spinto dalla nostalgia dei suoi boschi”.
Per Origoni il Cammino Italia rappresenta l’ultimo percorso completato seguendo una traccia prestabilita nella quale egli si è tuttavia sentito stretto rispetto alla gioia di poter costruire il trekking di giorno in giorno sulla base delle sue preferenze e delle sue esigenze.
“Quando ho attraversato le Alpi avevo presenti i giorni della mia partenza e del mio arrivo oltre che un’idea di massima sulla lunga percorrenza ma ho poi creato il mio viaggio calibrandolo sulla base delle condizioni meteo e di ciò che volevo vedere e fare – conclude l’accompagnatore di media montagna -. Ricordo di aver compiuto una parte della traversata a piedi assieme a un signore francese incontrato in Piemonte poi perso di vista dopo una notte obbligata al chiuso dalla pioggia e poi nuovamente rivisto sino alla conclusione del tratto di tre giorni che avevamo programmato di trascorrere assieme”.