“Sono gli eventi che segnano un territorio e che colpiscono la memoria collettiva che lasciano il segno nella storia di una comunità, alimentata sovente da pagine non semplici tra le quali la Valle d’Aosta ritrova le giornate dell’alluvione. Dal 12 al 16 ottobre del 2000 la nostra regione ha dovuto affrontare uno dei più grandi momenti emergenziali e di lutto, ma anche ritrovato quel sentimento di solidarietà e quel senso di unione che sono propri dei valdostani”. Il Presidente della Regione Renzo Testolin ha voluto ricordare così, in apertura delle celebrazioni per il 40° anniversario della Protezione Civile della Valle d’Aosta, l’evento catastrofico che ha colpito la nostra regione all’inizio del nuovo millennio. “Sono ormai passati 23 anni da quei giorni drammatici, ma credo che sia doveroso, ogni anno, ricordare e rendere omaggio alle famiglie delle vittime, alla quali rinnoviamo la nostra vicinanza e il nostro affetto, ritenendo di interpretare il pensiero e il sentimento di tutta la comunità valdostana”.
“I valdostani – ha aggiunto Testolin – pur consapevoli e fieri della bellezza della loro terra, hanno dovuto confrontarsi da sempre con un territorio difficile, a volte ostile. E’ stata quindi naturale l’applicazione del principio di sussidiarietà e del concetto di mutua assistenza, di cui le corvée, le consorterie e le prime associazioni di volontariato dei vigili del fuoco sono state le espressioni che hanno caratterizzato la storia sociale di tutti i nostri comuni. La storia della Valle d’Aosta è un po’ la storia della sua Protezione civile, ante litteram, in quanto sono le stesse organizzazioni dei nostri villaggi e delle nostre comunità che tendono – in una logica di reciproca collaborazione e di reale collaborazione – a operare insieme per la sicurezza della collettività e del territorio”.
L’incontro con le istituzioni a Palazzo regionale è stata anche l’occasione per fare il punto su quanto fatto negli ultimi anni. “Siamo intervenuti per il ripristino del territorio anche grazie alle competenze regionali in materia di difesa del suolo e di sistemazione idraulica: da allora l’apparato di allertamento, così come il servizio di soccorso e di intervento hanno beneficiato delle nuove tecnologia e dell’esperienza, mettendo in campo un sistema di cui credo possiamo oggi essere orgogliosi”.
“La parola chiave, oggi come ieri, è ‘fare sistema’ “
“In questi 40 anni sono state fatte tante cose, così come tante modifiche sono state apportate al sistema, vera parola chiave oggi come ieri”, ha spiegato il Capo della Protezione Civile della Valle d’Aosta, Valerio Segor. “In primis c’è la tecnologia che ci permette di mettere in atto azioni una volta del tutto impensabili: basti pensare alle previsioni meteorologiche che oggi si basano su modelli che permettono di lavorare sull’evoluzione dell’andamento per poi effettuare manualmente l’analisi di dettaglio. Tutto ciò sarà fondamentale in futuro per saper prevenire e quindi essere più preparati, per quanto possibile, agli eventi climatici prodotti dal grande cambiamento che stiamo vivendo a livello mondiale, prima ancora che locale. Accanto a questi aspetti ci sono le attività di prevenzione, quelle più note che conosciamo tutti, e di intervento, oltre ovviamente quelle di difesa strutturale, con la realizzazione di opere di mitigazione del rischio”.
Un vero e proprio “centro di controllo” di gestione del territorio, dunque. “Ci sono strumenti che si vedono meno, ma che sono di uguale importanza, come le pianificazioni o le analisi della pericolosità sul territorio“, ha spiegato ancora Segor. “Infine, poi, rimane quella che tutti conoscono come l’attività di Protezione civile, che molto spesso si pensa sia l’unica parte che viene fatta da questo ambito che è l’attività di soccorso. Ovviamente c’è una parte sanitaria e una parte più tecnica: il 118, il Corpo forestale valdostano, gli operatori di protezione civile, i vigili del fuoco e il soccorso alpino valdostano, sono gli attori del soccorso. Quando c’è un dissesto, quando c’è un’emergenza da gestire, a seconda delle peculiarità dei singoli fenomeni e delle singole emergenze segnalate alla Centrale Unica del Soccorso (da oggi intitolata al compianto Silvano Meroi), si attivano tutti o parte di essi, collaborando tra di loro per il miglior risultato possibile. Negli ultimi 20 anni abbiamo registrato oltre 750 interventi emergenziali per un totale di spesa che ammonta a circa 95 milioni di euro”.