Carenza idrica: si lavora sulle perdite degli acquedotti e a collegamenti intercomunali
Se gli stock nevosi dell’inverno potranno regalare acqua alla regione almeno sino all’estate, durante i mesi più caldi resta probabile l’eventualità di nuove problematiche di approvvigionamento e di nuove carenze. Per questo, grazie a una serie di finanziamenti pervenuti negli ultimi anni per un totale di quasi 50 milioni di euro, il Bacino imbrifero montano della Valle d’Aosta ha sostenuto nel miglioramento delle condizioni della rete e nei collegamenti con altri acquedotti limitrofi alcuni dei comuni in situazione idrica più critica.
Gli interventi
“Non siamo pronti ad affrontare la siccità per via di come sono strutturate le nostre reti acquedottistiche – commenta il presidente del Bim, Joel Creton -. Il perdurare di queste condizioni su altri anni futuri renderebbe difficoltoso l’approvvigionamento nella regione e di certo le soluzioni non sono dietro l’angolo”.
Tra gli interventi messi in campo più di recente si trovano l’ampliamento dei serbatoi per aumentarne la capienza, la compensazione delle numerose e spesse volte sconosciute perdite, gli allacci a vasche frazionali e consorziali con sorgenti e la raccolta delle acque superficiali dai torrenti previa verifica di idoneità chimica e biologica.
“Siamo attualmente al lavoro per effettuare una serie di collegamenti tra gli acquedotti intervallivi come quelli della Grand Combin e della Valsavarenche per aiutare comuni che sinora non hanno avuto problemi ma potrebbero averli in futuro – anticipa Creton -. Altri agganci sono in fase di elaborazione tra Pollein e Brissogne nonché di Pont-Saint-Martin e Donnas”.
Oltre a importanti lavori sull’acquedotto intercomunale di Torgnon, Verrayes e Saint-Denis e sulle linee di Val d’Ayas e Arnad, a Nus sono previsti un aumento della capienza delle vasche con sostituzione di quelle dirette e oramai desuete.
Il futuro della rete acquedottistica valdostana
Il Bim non manca di ipotizzare alcune soluzioni a lungo termine per arginare la carenza idrica tra cui la strutturazione delle reti e la creazione di sorgenti certe quali bacini e dighe.
“In Piemonte, nella Val Soana, grazie a fondi statali si stanno predisponendo nuovi acquedotti che prelevano acqua da una diga resa potabile e distribuita a un serbatoio ai paesi privi di sorgenti proprie – spiega Creton -. La Valle d’Aosta resta l’unica regione italiana in cui l’approvvigionamento avviene ancora da acque sotterranee e non da acque superficiali”.
I fondi
Il Bim riceve annualmente entrate pari a 15 milioni e mezzo di euro, le quali vengono ripartite in fondi destinati ai Comuni, fondi necessari a interventi propri e fondi rimanenti da versare alla Regione.
“Riteniamo si tratti di una norma totalmente in contrasto con quella nazionale, perciò abbiamo chiesto alla Regione di lasciarci questi soldi o di trovare altre risorse a compensazione di quelle date – resoconta Creton -. È stata dunque vagliata l’applicazione di un canone aggiuntivo alle cosiddette grandi derivazioni di acqua per uso idroelettrico adatto a ripianare i 4 milioni di euro elargiti e a trovare ulteriore denaro”.
La così chiamata “Disciplina del canone annuale e del canone aggiuntivo per le concessioni di grandi derivazioni di acqua per uso idroelettrico” avrebbe dovuto approdare in Commissione già alla fine del mese di gennaio ma, dopo la caduta della Giunta, i tempi di completamento dell’iter si sono inevitabilmente allungati.
“Speriamo che con la nuova Giunta questo progetto possa vedere la luce nei prossimi mesi – dichiara ancora Creton -. Abbiamo bisogno di queste risorse per poter effettuare gli interventi più urgenti”.
Sensibilizzazione contro lo spreco
Durante questi mesi, i sindaci dei comuni valdostani oltre che lo stesso Bim si sono dimostrati sensibili organizzando una serie di iniziative volte a insegnare ai cittadini un differente approccio alla risorsa idrica.
“Abbiamo ancora sparsi su vari comuni fontanili che erogano acqua quotidianamente e lungo tutto l’anno e sarebbe necessario ragionare su una possibile riduzione – termina Creton -. Ovviamente non sempre è possibile farlo perché alcuni di essi hanno ancora un uso territoriale, agricolo e civico oramai storico e perché se alcune realtà montane non molto turistiche non li possedessero rischierebbero di avere acqua ferma e stagnante in estate o gelata assieme ai tubi che la trasportano in inverno”.