Comunità energetiche e gruppi di autoconsumo nel futuro dell’energia valdostana

Il gruppo di Pcp, promotore di un incontro pubblico, ha presentato lo scorso mercoledì 1º marzo la proposta di legge numero 94 denominata “Promozione e sviluppo delle comunità di energia rinnovabile e dell’autoconsumo collettivo”.
Ambiente

Con la imminente pubblicazione del nuovo decreto ministeriale attuativo che darà il via libera alla creazione delle cosiddette comunità energetiche rinnovabili, anche la Valle d’Aosta inizia a ragionare sulla possibilità di concretizzare progetti in tale campo. Definibili quali porzioni di territorio in cui i cittadini producono e consumano da sé l’energia elettrica, se installate in circa 20 unità per un totale di 50 gigawattora all’anno, esse potrebbero arrivare a garantire alla regione una copertura pari a 1/3 dei propri utilizzi domestici di energia.

Il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima

Il recente riscaldamento globale ha portato nell’arco di un secolo a riscontrare aumenti di circa 2º nelle temperature medie europee con particolare rilevanza nelle zone del sud delle Alpi; inoltre, la comunità scientifica si è detta concorde e preoccupata circa le attuali e massicce dosi di emissioni di CO2 provenienti dal settore energetico e gravemente climalteranti.

“Secondo il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima risulta quantomai urgente avviare un processo di decarbonizzazione e transizione energetica green dalle più instabili fonti fossili di cui l’Europa è priva alla più sostenibile elettrificazione” ha spiegato Andrea Ardissone, presidente della Cooperativa AeG di Ivrea, durante l’incontro pubblico ed esplicativo sul tema della mattinata di oggi, sabato 4 marzo, organizzato dal gruppo regionale di PCP. “La produzione dovrebbe dunque essere per larga parte convertita al fotovoltaico e alle fonti rinnovabili, così come il consumo da parte della popolazione dovrebbe risultare maggiormente consapevole”.

L’aumento medio delle temperature a Saint-Christophe
L’aumento medio delle temperature a Saint-Christophe

Le comunità energetiche rinnovabili

La rete energetica italiana possiede per sua stessa natura pochi punti di produzione ma molteplici punti di consumo, ambedue elementi di inefficienza che richiedono al fine di mantenersi stabili maggiorazioni sino all’11% rispetto alle reali necessità dell’utenza.

“Differentemente, le comunità energetiche rinnovabili possono essere definite quali soggetti giuridici di associazione tra produttori e consumatori capaci di sostenere sistemi equilibrati a livello locale di modo da abbassare le richieste nazionali – ha proseguito Ardissone -. L’iter per la loro creazione è lungo e complesso e necessita di un reale sostegno economico in ciascuno dei suoi passaggi tra cui la raccolta di manifestazioni di interesse e adesioni, la verifica delle cabine energetiche disponibili sul territorio, la stesura di statuto e mandati costruire e l’attivazione finale degli impianti”.

Accanto a benefici ambientali quali l’affido all’energia verde, la totale efficienza e le zero emissioni, non mancano stando agli esperti vantaggi economici quali la possibilità di risparmio in bolletta e fruizione di incentivi, la creazione di reddito energetico e l’opportunità di reinvestimento; in aggiunta le comunità energetiche rinnovabili paiono rivestire un ruolo importante anche a livello sociale poiché promotrici di valori quali la condivisione, la sostenibilità, lo spirito di aggregazione e coinvolgimento dei cittadini e la consapevolezza e la valorizzazione territoriale.

Da sinistra Mauro Demarziani, Erika Guichardaz, Chiara Minelli e Andrea Ardissone
Da sinistra Mauro Demarziani, Erika Guichardaz, Chiara Minelli e Andrea Ardissone

Le comunità energetiche rinnovabili in Valle d’Aosta

Grazie al nuovo decreto attuativo, le comunità energetiche rinnovabili possono essere installate non più soltanto sotto cabine elettriche di bassa tensione bensì anche sotto cabine elettriche primarie.

“La Valle d’Aosta dovrebbe prevedere dimensioni ampie per le proprie comunità energetiche rinnovabili capaci di aggregare, stante Aosta a sé, più paesi accomunati dalla medesima cabina di riferimento – ha chiarificato Ardissone -. In tale caso l’ente locale riveste un ruolo duplice di attore di sviluppo economico in grado di favorire l’investimento dei cittadini nel fotovoltaico e di sviluppo sociale e inclusione sul territorio in grado di supportare le fasce più deboli della popolazione nell’installazione dei pannelli”.

La linea elettrica in Valle d’Aosta
La linea elettrica in Valle d’Aosta

La proposta di legge

Come resocontato da Erika Guichardaz, capogruppo regionale del Progetto civico progressista, dopo alcuni approfondimenti sulla tematica svolti nel mese di gennaio, è approdata in Regione lo scorso mercoledì 1º marzo la proposta di legge numero 94 denominata “Promozione e sviluppo delle comunità di energia rinnovabile e dell’autoconsumo collettivo”.

“La Valle d’Aosta può contribuire al raggiungimento del target delle 15 mila comunità energetiche rinnovabili previsto nella Penisola legiferando in tale direzione come peraltro già fatto da una altra quindicina di regioni e indicando come essa intende istituire tali gruppi di autoconsumo – ha commentato Chiara Minelli, consigliera regionale del Pcp -. Le nostre amministrazioni comunali saranno poi chiamate a effettuare un puntuale censimento di risorse e superfici pubbliche utili alla creazione degli impianti nonché a provvedere ad attività di promozione e informazione dei cittadini”.

L’incontro odierno
L’incontro odierno

Tra le mansioni regionali identificate dalla proposta di legge figura anzitutto l’istituzione di un tavolo tecnico permanente formato da responsabili delle strutture competenti in materia di energia ed esperti di Coa, Cva e Celva, che il Pcp pronostica attuabile già entro 20 giorni dall’eventuale approvazione. In aggiunta, accanto ad assistenza tecnica e amministrativa e a contribuiti per il completamento dei censimenti questa volta entro 30 giorni, la Regione è chiamata a sostenere finanziariamente i Comuni nel portare a termine studi di fattibilità e progettazioni oltre che i soggetti promotori nella effettiva realizzazione degli impianti. Analisi e monitoraggio dovranno essere, secondo il gruppo attuatore, costanti e precisi così come le tempistiche della nuova legge, che prevedono di aver già definito entro i 3 mesi le modalità di finanziamento ed entro 6 mesi i censimenti con conseguente avvio delle domande di creazione.

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