È sufficiente un dato per comprendere che il cambiamento climatico impatta ormai anche a quote elevate. La sommità della cima più alta d’Europa misura 4.807,3 metri. A dirlo, in occasione della Giornata internazionale della Montagna di ieri, l’11 dicembre, è l’esito del progetto di ricerca scientifica sul Monte Bianco, curato da Fondazione Montagna sicura e dal Laboratoire Edytem dell’Università di Chambéry.
Nell’ambito delle iniziative dell’Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai 2025, promosse dalla Regione autonoma Valle d’Aosta – in collaborazione con Fondazione Montagna sicura, Arpa Valle d’Aosta e Forte di Bard – la sala Olivero della fortezza ha ospitato, per l’intera giornata di giovedì, il convegno conclusivo dedicato al tema “Ghiacciai, Permafrost, Neve e Acqua”.
La ricerca scientifica sul Monte Bianco: un punto zero per iniziare a costruire una serie storica.
Negli ultimi anni sembra esserci un trend di graduale discesa di diminuzione della quota della cima. L’obiettivo del progetto di ricerca era creare un punto zero delle informazioni relative alla calotta glaciale sommitale del Monte Bianco per vedere e misurare, nel futuro, evoluzione e cambiamenti. “L’idea è continuare negli anni a osservare i dati per avere una serie storica” spiega la ricercatrice di Fondazione Montagna Sicura Martina Lodigiani, specializzata in telerilevamento per ambienti glaciali e modellizzazione. Il punto zero è infatti da intendersi come un punto di partenza.

“La campagna sul Monte Bianco è stata condotta il 30 e il 31 maggio 2025” racconta la ricercatrice. Due giorni di rilievi, dal punto di vista geofisico e topografico. Non senza difficoltà. “Non è così ovvio che gli strumenti funzionino a quote tanto elevate. Il vento forte è nemico dei droni, mentre il freddo è nemico delle batterie”. Per i ricercatori non è stato facile operare sul tetto d’Europa.
Anche avere delle mappe e dei modelli, sia della superficie sia della roccia che sta al di sotto della calotta glaciale, era tra gli obiettivi della ricerca. “Sappiamo dire che, al di sotto di quello che noi vediamo esternamente, quindi della superficie, quello che abbiamo è tra i 20 e i 22 metri circa di ghiaccio” precisa Lodigiani.
Il primo giorno, il 30 maggio, “è stata portata avanti la campagna con droni per la creazione di modelli fotogrammetrici”. Tutto ciò è stato contornato da un’indagine GPS con ricevitori che generavano dei punti di confronto fissi per poter creare e calibrare questi modelli. Il secondo giorno, invece, “un secondo gruppo ha condotto un’indagine geofisica”.
Rispetto ai 4.807,3 metri di altitudine, la ricercatrice precisa “è un numero che può variare in base alle condizioni e al momento in cui abbiamo fatto il rilievo. In questo caso a fine maggio, alla fine di una stagione invernale, quindi con ancora accumuli di neve”.
In conclusione, il segretario generale di Fondazione Montagna Sicura Jean Pierre Fosson sottolinea che si tratta di un progetto di ricerca “condiviso nell’ambito del percorso della cooperazione transfrontaliera dell’Espace Mont Blanc”.

Non solo Monte Bianco. Il cambiamento climatico tocca i ghiacciai dell’intera Valle d’Aosta. “Per essere sempre aggiornati – spiega la ricercatrice Martina Lodigiani – è stato creato il sito sottoZero dove presto saranno disponibili i dati relativi al catasto 2025 dei ghiacciai, con i nuovi perimetri e con le informazioni relative alla perdita di volume e di massa degli ultimi anni”.
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Jean Pierre Fosson, segretario generale di Fondazione Montagna Sicura – Foto Alice Dufour
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Martina Lodigiani, Fabrizio Troilo e Jean Pierre Fosson di Fondazione Montagna Sicura – Foto Alice Dufour
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Martina Lodigiani e Fabrizio Troilo coordinatore area ricerca di Fondazione Montagna Sicura – Foto Alice Dufour






