Il dramma dei ghiacciai valdostani secondo Legambiente

19 Agosto 2022

L’emorragia dei ghiacci non si ferma e, anzi, arriva a colpire anche due dei giganti del massiccio del Monte Bianco, il ghiacciaio del Miage e quellodel Pré de Bar, ennesime vittime di quei cambiamenti climatici che stanno progressivamente conducendo a un innalzamento delle temperature medie annue e a un conseguente scioglimento precoce in quota. Anche il monitoraggio effettuato nel corso della prima tappa della Carovana dei Ghiacciai 2022 – la campagna di Legambiente con la partnership scientifica del Comitato glaciologico italiano e sostenuta da Sammontana, FRoSTA e Ephoto – conferma la tragicità di una perdita idrica totale che raggiunge quasi i venti miliardi di litri. Presentati nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella mattinata di oggi, venerdì 19 agosto, all’Hôtel des États di Aosta, i risultati valdostani rappresentano soltanto i primi che l’associazione collezionerà nel corso delle cinque tappe del viaggio che, dal 17 agosto al 3 settembre, punta a tracciare lo stato di salute di un arco alpino sempre più soggetto alla minaccia della crisi climatica.

La conferenza stampa di Legambiente

Il ghiacciaio del Miage

Il primo sopralluogo, realizzato nella mattinata di mercoledì 17 agosto tramite confronto tra foto e documenti d’antan con la situazione presente, ha potuto avvalersi di alcune tecniche di misurazione più innovative come l’utilizzo del Light Detection Andrenging e la fotogrammetria da elicottero per l’ottenimento di modelli digitali tridimensionali della superficie del massiccio.

“In quattordici anni sono spariti circa cento miliardi di litri di acqua, pari a tre volte il volume dell’idroscalo di Milano e, sebbene la superficie del ghiacciaio risulti ancora come alcune decine di anni fa, è evidente la situazione di collasso che esso sta vivendo con un abbassamento generalizzato su tutta la lingua di un valore medio di almeno venti metri e punte di cinquanta metri – si legge nella nota di Legambiente, che sottolinea, nel solo ultimo decennio, la perdita di massa cento volte maggiore rispetto al cinquantennio precedente -. Esempio emblematico degli equilibri naturali che cambiano è la storia del lago glaciale del Miage, i cui riempimento e svuotamento negli ultimi tre anni sono avvenuti in maniera sempre più rapida e repentina rispetto al passato, dove essi si verificavano circa ogni cinque o dieci anni”.

Il ghiacciaio del Miage

Il ghiacciaio del Pré de Bar

Monitorato nel corso della mattinata di giovedì 18 agosto questa volta con la tradizionale metodologia basata sulla distanza della fronte del ghiacciaio rispetto ad alcuni punti di riferimento, il Pré de Bar ha rivelato una contrazione che, dal 1990 a oggi, lo ha portato a perdere mediamente diciotto metri di superficie l’anno.

“Mentre il maltempo si abbatte sul Paese con una forza inaudita a ricordarci di quanto stia aumentando la frequenza degli eventi estremi, sui ghiacciai si consuma una tragedia più lenta e per questo meno percepibile ma altrettanto preoccupante – ha dichiarato Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della campagna -. Non si può pensare di uscire da questa emergenza con gli schemi del passato, ma bisogna partire studiando i cicli idrologici dove i ghiacciai intervengono con contributi non indifferenti soprattutto nella stagione estiva”.

Il ghiacciaio del Pré de Bar
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