Il Ghiacciaio del Rutor ha subito una perdita di massa di 4 chilometri quadrati nel corso di 125 anni, di cui circa 1,5 chilometri quadrati soltanto negli ultimi 50 anni. Dagli Anni 70 a oggi, la fronte del lobo destro si è ritirata di 650 metri mentre quella del lobo sinistro di 750 metri.
È quanto emerso durante la conferenza stampa di chiusura della prima tappa tutta valdostana della Carovana dei Ghiacciai 2023 di Legambiente svoltasi nella mattinata di oggi, martedì 22 agosto.
Nonostante un inverno favorito da tre fenomeni nevosi che, tra il mese di marzo e il mese di aprile scorsi, hanno parzialmente riportato gli accumuli nella media degli ultimi anni, le ondate di calore delle ultime due settimane pronosticano secondo gli esperti un bilancio di massa negativo anche se meno severo rispetto agli ultimi anni.
Il Ghiacciaio del Rutor
La 4ª edizione della campagna internazionale che sino a domenica 10 settembre si occuperà di monitorare lo stato di salute dell’alta quota è esordita con un sopralluogo nelle zone del Ghiacciaio del Rutor da parte degli esperti di Arpa Valle d’Aosta Paolo Pogliotti e Federico Tognetti nonché da Marta Chiarle del CNR-IRPI e Marco Giardino del Comitato Glaciologico Italiano.
“Abbiamo scelto proprio questa meta particolarmente emblematica poiché in grado, grazie alla sua peculiare natura che lo vede attraversato trasversalmente da strutture geologiche articolate con conche e dorsali, di tracciare la nostra storia ambientale – ha spiegato Giardino -. L’osservazione dei ghiacciai ci parla non soltanto dei cambiamenti della montagna bensì anche delle ripercussioni subite dalla vita umana a valle a causa della perdita della loro portata solida o liquida”.
Il Ghiacciaio del Rutor guadagna, grazie alla sua estensione di circa 7,5 chilometri quadrati, il primato di terzo ghiacciaio valdostano nonché di uno dei maggiori ghiacciai a livello alpino: tale sua ampia area, terza soltanto a Miage e Lys, lo ha parzialmente protetto dai pesanti arretramenti che hanno colpito altre realtà montane italiane e straniere durante l’annus horribilis che è stato il 2022.
“Esso ha subito un ritiro di 6 metri, modesto se paragonato ad altri ghiacciai vicini, mentre per esempio il Gran Paradiso ha subito un ritiro di ben 300 metri dopo il distacco di una parte della sua fronte – ha osservato Chiarle -. L’insieme dei dati provenienti da diverse vette ci restituisce come un puzzle il risultato di ciò che sta accadendo all’ambiente italiano, trasformandosi in numeri e statistiche che divengono per noi un punto di partenza di riflessioni e decisioni future”.
Il riscaldamento globale
“Il concetto di riscaldamento globale è difficoltoso da percepire per noi esseri umani, che da sempre tendiamo a confondere la meteorologia e la climatologia, quest’ultima caratterizzata da fenomeni non lineari e di ampiezza temporale maggiore rispetto alle nostre vite – ha raccontato Marco Cappio Borlino, direttore tecnico di Arpa Valle d’Aosta -. Sui nostri ghiacciai stanno talvolta emergendo isole di roccia che, essendo nuclei di colorazione scura che attirano l’energia solare divenendo molto caldi, evidenziano la perdita di massa e amplificano lo scioglimento del ghiaccio”.
Nell’ottica del contrasto ai cambiamenti climatici, la responsabile nazionale Alpi Legambiente nonché presidente della sezione italiana della Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi Vanda Bonardo, ha lanciato un appello a cittadini e istituzioni affinché tale tematica sia trattata con l’attenzione e la consapevolezza che essa merita.
“La montagna è per noi un laboratorio per eccellenza nel quale analizzare le crisi del clima – ha constatato l’esperta -. La divulgazione, oltre alla raccolta di dati, è per noi quasi una mission, che da quest’anno porteremo avanti grazie a un maggiore coinvolgimento dei giovani durante tutte le tappe del nostro viaggio”.
Secondo gli studiosi, tuttavia, per poter sperare di salvaguardare i nostri ghiacciai sarebbero necessarie variazioni nei paradigmi culturali di forze politiche e istituzioni locali e nazionali.
“Nemmeno la pratica del cosiddetto snow farming per finalità ambientali e non turistiche potrebbe essere funzionale poiché necessiterebbe di un eccessivo dispendio di mezzi e personale specializzato e di un elevato consumo di risorse economiche e umane – ha spiegato ancora Chiarle -. Inoltre, la copertura rischierebbe di impedire gli accumuli nevosi della primavera data l’incertezza delle stagioni e la mancanza di un passaggio netto tra i mesi di pioggia e i mesi di neve”.
Le prossime tappe
Lasciata la Valle d’Aosta, la 4ª Carovana dei Ghiacciai si sposterà prima sul Ghiacciaio del Belvedere in Piemonte da giovedì 24 a sabato 26 agosto e successivamente sui Ghiacciai di Dosdè in Lombardia da sabato 26 agosto a mercoledì 30 agosto. La campagna – promossa da Legmbiente con la partnership scientifica del CGI e la collaborazione di Allianz Foundation e della CIPRA – farà poi tappa in Trentino Alto Adige alla scoperta dei Ghiacciai di Lares e Mandrone da mercoledì 31 agosto a venerdì 2 settembre. Il viaggio si chiuderà fuori dall’Italia con un visita al Ghiacciaio austriaco Ochaentaler da lunedì 4 a mercoledì 6 settembre e un sopralluogo al Ghiacciaio svizzero del Morteratsch.