Anche se la Valle d’Aosta resta la regione con il consumo di suolo inferiore d’Italia, nel 2024 ha aggiunto comunque più di 10 ettari di nuovo consumo. Undici, ad essere precisi. A spiegarlo, il Rapporto 2025 “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” redatto dal Sistema nazionale protezione dell’Ambiente.
I dati valdostani

La nostra regione presenta la percentuale più bassa di suolo consumato rispetto alla superficie territoriale a livello nazionale. Al 2024, infatti, solo il 2,16 per cento del territorio regionale risulta artificializzato.
Il consumo di suolo registrato nell’ultimo periodo monitorato – quello 2023/24, spiega l’Arpa Valle d’Aosta – è molto contenuto in termini assoluti, attestandosi a 11 ettari di nuovo consumo.
Analizzando l’andamento nel tempo – dice l’Agenzia –, i dati mostrano una marcata decelerazione del consumo di suolo, soprattutto rispetto al periodo più intenso del decennio scorso. Nel periodo 2023/24, il consumo di suolo registrato è stato di 11 ettari, contribuendo a un incremento dello 0,15 per cento.
Valore che, dice Arpa, è il più basso registrato annualmente tra i periodi storici analizzati; mentre il picco di consumo annuo si era avuto nel periodo 2012/17, con una media di 48 ettari all’anno. Successivamente, il consumo medio annuale è sceso a 19 ettari (2017/20) e poi a 23 ettari (2020/23), prima di raggiungere gli 11 ettari dell’ultima rilevazione.
Una prevalenza di consumo reversibile
Gran parte del nuovo consumo di suolo è di natura reversibile – spiega ancora l’Agenzia valdostana –. Nel periodo 2023/24, il consumo reversibile – come cantieri o aree in terra battuta, che possono in teoria ripristinare le condizioni naturali del suolo – ha rappresentato il 73,07 per cento del consumo totale, con soli 2,89 ettari classificati come consumo permanente.
Nonostante l’esiguità dei numeri totali, la regione ha comunque registrato 0,43 ettari di ripristino di suolo nello stesso periodo, contribuendo così a contenere il consumo di suolo netto a 10 ettari.
La situazione nazionale

Nel 2024, stando al Rapporto Snpa, sono stati coperti da nuove superfici artificiali quasi 84 chilometri quadrati, con un incremento del 16 per cento rispetto all’anno precedente. Con oltre 78 km2 di consumo di suolo netto – si legge – “si tratta del valore più alto dell’ultimo decennio”.
A fronte di poco più di 5 km² “restituiti alla natura” – aggiunge il documento –, “il quadro resta sbilanciato: ogni ora si perde una porzione di suolo pari a circa 10mila metri quadrati, come se dal mosaico del territorio venisse staccato un tassello dopo l’altro”.
Guardando i dati dello scorso anno, in 15 regioni risulta ormai consumato più del 5 per cento di territorio. I valori massimi sono quelli della Lombardia (12,22 per cento), del Veneto (11,86 per cento) e della Campania (10,61 per cento). Il maggiore consumo di suolo annuale si osserva invece in Emilia-Romagna che, con poco più di 1.000 ettari consumati (86 per cento di tipo reversibile), è la regione con i valori più alti sia per le perdite sia per gli interventi di recupero.
A seguire, si classificano Lombardia (834 ettari), Puglia (818 ettari), Sicilia (799 ettari) e Lazio (785 ettari). La crescita percentuale maggiore dell’ultimo anno è invece avvenuta in Sardegna (+0,83 per cento), seguita da Abruzzo (+0,59), Lazio (+0,56) e Puglia (+0,52), mentre l’Emilia-Romagna si ferma al +0,50 per cento.
La Liguria (con 28 ettari) ed il Molise (49 ettari) sono le uniche regioni, insieme alla Valle d’Aosta, con un consumo al di sotto di 50 ettari.
