La Valle d’Aosta regione dei pipistrelli, ce ne sono almeno 23 specie

Il più diffuso è il pipistrello nano, che si trova anche nelle case. Più raro il rinolofo minore, specie "a protezione rigorosa" secondo la direttiva europea Habitat, di cui è stata trovata la prima colonia riproduttiva nel castello di Introd nel 2023.
Due esemplari di rinolofo minore foto Paolo Debernardi
Ambiente

Alcune sono ghiotte di maggiolini, altre si rifugiano nelle cavità degli alberi o nelle miniere, altre ancora preferiscono le gallerie della linea ferroviaria Aosta – Pré-Saint-Didier, i sottotetti delle case o dei siti monumentali come la cattedrale di Aosta o il castello di Introd. In Valle d’Aosta ci sono almeno 23 specie diverse di pipistrelli. A spiegarlo, durante la conferenza di ieri sera, mercoledì 8 maggio, alla biblioteca regionale di Aosta è stata Elena Patriarca, autrice insieme a Paolo Debernardi dell’Atlante dei chirotteri della Valle d’Aosta. L’appuntamento è stato organizzato dall’assessorato regionale all’Ambiente, che dedica il mese di maggio alla biodiversità.

In Valle, “sappiamo delle presenza dei pipistrelli dal 1991-1992, quando abbiamo fatto i primi censimenti  e da allora li abbiamo sempre ripetuti”, dice Patriarca. Il risultato è un patrimonio di oltre 33 anni di dati raccolti grazie ai rilevatori acustici che si attivano al tramonto e si spengono all’alba, alle catture e ai censimenti.

L'Atlante dei chirotteri della Valle d'Aosta
L’Atlante dei chirotteri della Valle d’Aosta

La specie più comune nella regione è il pipistrello nano. “Pesa dai 3 ai 5 grammi, ama il fresco e si trova praticamente ovunque anche oltre i 2.700 metri di quota – prosegue la teriologa, che studia cioè i mammiferi -. Ci vuole tanto bene perché lo troviamo nelle nostre case, ad esempio nel cassonetto della persiana avvolgibile, dietro alle perline di rivestimento della facciata, sotto i coppi o sotto le lose”. Altre specie sono più rare come il rinolofo maggiore, una specie di grande taglia che si nutre principalmente di maggiolini e che ha la sua colonia riproduttiva nella cattedrale di Aosta.

Ma la scoperta più importante degli ultimi anni riguarda il rinolofo minore. Nel 2023 è stata ritrovata una colonia riproduttiva di questa specie – definita “a protezione rigorosa” secondo la direttiva europea Habitat  e classificata come “in pericolo”  nella lista rossa dei vertebrati italiani – nel castello di Introd, grazie alla segnalazione di Bruno Bassano, direttore del Parco nazionale del Gran Paradiso. “Le uniche colonie di questa specie note in precedenza erano nel sud del Piemonte, nell’alessandrino e nel cuneese – spiega il naturalista Alberto Pastorino -. È una specie che tende a rimanere nelle sue colonie a lungo. Ciò fa pensare che fosse nel castello già da diversi decenni ma prima era privato e non vi si poteva accedere. Adesso cercheremo di seguirla per monitorarla e capire come stia”.

Colonia di rinolofo minore foto Paolo Debernardi
Colonia di rinolofo minore – foto Dietmar Nill

Particolarmente interessante per lo studio dei pipistrelli, e in particolare del rinolofo minore, è la bassa Valle. “C’è una concentrazione di dati sul rinolofo minore in vari punti tra Pont-Saint-Martin, Donnas e la bassa valle del Lys – prosegue Pastorino -. Tutto porta a pensare che ci sia una colonia che sfugge in quella zona visto che ci sono anche dei dati anche sul lato piemontese, vicino al confine valdostano. Tutto sta nel riuscire a trovare il posto giusto per individuarla”.

Dalle ricerche sul campo si è passati allo studio in laboratorio del Dna dei pipistrelli, in particolare del rinolofo maggiore. Grazie alla firma di una convenzione, Velca Botti, biologa del Museo regionale di scienze naturali “Efisio Noussan” di Saint-Pierre, e André Fiou, borsista di ricerca del Cmp3Vda, il Centro di medicina personalizzata, preventiva e predittiva di Aosta, hanno analizzato il genoma di 5 campioni della specie attraverso il sequenziamento di nuova generazione. “Ci siamo concentrati sulla ricerca delle sequenze virali – spiega Fiou -. Sono state identificate sequenze riconducibili a 70 diversi virus e a 113 proteine distinte di cui una, la Polyprotein, comune a tutti i 5 campioni. È una proteina molto lunga che il virus utilizza per produrre le particelle per sopravvivere all’interno della cellula. L’abbiamo trovata all’interno del virus Hepacivirus vittatae che da letteratura è molto simile a quello dell’epatite C”.

“Il significato ecologico dei pipistrelli è importantissimo perché sono degli splendidi indicatori dell’ambiente naturale – conclude Santa Tutino, dirigente della struttura regionale Biodiversità, Sostenibilità e Aree naturali protette -. Il fatto che la Valle d’Aosta abbia una ricchezza in specie così cospicua è una grande responsabilità. È importante far conoscere perché sono così importanti e attivarsi perché questa ricchezza possa essere mantenuta”.

2 risposte

  1. Gentile Martina,
    grazie per l’articolo.
    Purtroppo la foto della “Colonia di rinolofo minore” non è mia ma di Dietmar Nill. Uno dei fotografi che più ha contribuito a far apprezzare, anche dal punto di vista estetico, i chirotteri. Una esplorazione del suo sito è sempre emozionante: https://dietmar-nill.de/content/Startseite.html
    Paolo Debernardi

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