Le polveri degli incendi in Canada hanno raggiunto la Valle d’Aosta

A rilevarlo è la strumentazione dell'osservatorio solare e atmosferico di Arpa Valle d'Aosta. I primi strati elevati sono stati registrati già nella prima metà di giugno. Il 27 giugno è stato visibile però per la prima volta uno strato di polveri a 6000 m di quota, poi sceso verso terra. Ulteriori strati erano visibili anche ieri, 28 giugno.
le montagne e gli strati creati dalle polveri degli incendi in Canada - Foto Arpa Vda
Ambiente

Sono arrivate fino alla Valle d’Aosta le polveri sprigionate nelle scorse settimane da alcuni devastanti incendi in Canada, nella Columbia Britannica, Alberta, Quebec e Ontario. A rilevarlo è la strumentazione dell’osservatorio solare e atmosferico di Arpa Valle d’Aosta.

“Chi, tra ieri e oggi, ha osservato il cielo, non avrà potuto fare a meno di notare un’atmosfera “lattiginosa“, peraltro in grado di annebbiare il panorama delle montagne.  – spiegano i tecnici di Arpa – Questo effetto è spesso dovuto alla presenza in atmosfera di piccole particelle, le cosiddette “polveri”, che diffondono attorno a sé la luce solare”.

Alle polveri nostrane, per esempio dal traffico, dal riscaldamento o dal risollevamento ad opera del vento, si aggiungono frequentemente le particelle trasportate dalla Pianura Padana, “perché la direzione prevalente del vento nei pomeriggi di bel tempo è dalla pianura alla montagna (brezza)”. Non sono mancate anche le polveri del deserto, le ultime nella scorsa settimana (19-22 giugno 2023), con la  pioggia lasciava macchie marroncine .

L’area colpita dagli incendi in Canada è stimata in 76.000 km² , con un quantitativo record di carbonio emesso in atmosfera pari a 160 milioni di tonnellate. Il fumo a inizio giugno haavvolto la costa orientale degli Stati Uniti, creando gravi problemi nella qualità dell’aria, per esempio, a New York.

Gli strumenti di ARPA Valle d’Aosta hanno rilevato alcuni strati elevati già nella prima metà di giugno. Il 27 giugno è stato visibile però per la prima volta uno strato di polveri a 6000 m di quota, poi sceso verso terra. Ulteriori strati erano visibili anche ieri, 28 giugno.

“La strumentazione sensibile alla radiazione solare, e quella basata sull’emissione di un laser, indicano particelle in quota grandi approssimativamente qualche decimo di micron e di forma sferica, caratteristiche compatibili con la loro origine.  – spiegano ancora i tecnici – A terra è stato notato nella giornata del 27 giugno un leggero aumento delle polveri PM10 in corrispondenza dell’arrivo a terra dello strato, con dimensioni simili a quelle misurate in atmosfera. Le concentrazioni di PM10 non destano preoccupazione e sono pienamente entro i limiti normativi”.

Le polveri, inoltre, “sono state fortemente diluite all’interno delle masse d’aria durante il lungo trasporto”.

Ci si attende che episodi di questo tipo possano aumentare nel futuro a causa dell’aumento globale delle temperature (fonte: Nature –> link: https://www.nature.com/articles/d41586-023-01902-4).

 

 

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