Il Comitato permanente della Convenzione di Berna del Consiglio d’Europa – che si occupa della conservazione della vita selvatica e degli habitat naturali nel continente – ha adottato ieri, 3 dicembre, una proposta della Commissione europea di un anno fa che modifica lo status di protezione del lupo da “specie di fauna strettamente protetta” a “specie di fauna protetta”. Ovvero – formalmente – il passaggio dall’Allegato II della Convenzione all’Allegato III.
La decisione finale sull’argomento è attesa per venerdì 6 dicembre, mentre l’emendamento entrerà in vigore tra tre mesi, a meno che almeno un terzo delle parti della Convenzione di Berna del Consiglio d’Europa (ovvero 17 Paesi, essendo in totale 49) non si opponga. Nel qual caso, resterà “lettera morta”. Se, invece, sarà meno di un terzo delle parti ad opporsi, il provvedimento entrerà in vigore solo negli Stati che accolgono la decisione.
Le ragioni della proposta
Nella proposta avanzata si legge che “nel settembre 2022, lo studio Lcie (Large Carnivore Initiative for Europe, ndr.) per la Convenzione di Berna ha mostrato che il numero totale di lupi nella Ue era probabilmente dell’ordine di 19.000 (rispetto ai circa 14.300 nel 2016) e il numero di lupi in Europa (escludendo Bielorussia e Federazione Russa) probabilmente superava i 21.500 (rispetto ai circa 17.000 nel 2016)”.
Secondo lo studio, si legge ancora nella proposta, “19 Paesi su 34 hanno riportato un aumento del numero di lupi, mentre solo tre Paesi hanno riportato una diminuzione, tutti nella regione dinarica-balcanica. Nella Ue, in 17 dei 24 Stati membri con presenza di lupi, le loro popolazioni erano in aumento, mentre nei restanti sette erano stabili o fluttuanti. Pertanto, Lcie ha concluso che i lupi non erano in declino in alcun Stato membro dell’Ue”.
I risultati di un’analisi del 2023 sulla presenza della specie Canis lupus in Europa – secondo dati riportati dalle autorità nazionali degli Stati membri dell’Ue – citata nella proposta parlano di una “conferma della tendenza al rialzo nella dimensione della popolazione, così come l’espansione continua dell’areale del lupo. Nel 2023 è stato stimato un totale di circa 20.300 lupi nell’Ue. Questa cifra è superiore ai circa 19.000 lupi stimati nel settembre 2022 da Lcie ed è superiore alla popolazione stimata tra 11.000 e 17.000 riportata ai sensi dell’Articolo 17 della Direttiva Habitat per il periodo 2013-2018. È anche superiore a una stima precedente del 2012 che concludeva sulla presenza di 11.193 lupi nell’Ue”.
La proposta aggiunge che “le minacce ai lupi rimangono molteplici e di natura diversa, ma si sono evolute nel tempo. Le minacce e pressioni più importanti segnalate dalle Parti sono legate al bracconaggio, insieme all’impatto delle infrastrutture lineari sulla specie, coprendo sia la mortalità diretta che la frammentazione delle popolazioni. La caccia e le interazioni con l’agricoltura sono anche frequentemente segnalate come pressioni. Nuove minacce emergenti includono le recinzioni di confine e l’ibridazione lupo-cane”.
Per questo, si chiede il declassamento: “Sia la caccia che il bracconaggio dei lupi sono affrontati da misure adottate in conformità con l’Articolo 7 della Convenzione, che regola il regime di protezione delle specie elencate nell’Appendice III – si legge ancora -. La principale differenza tra i due regimi in relazione alle minacce ai lupi è che il regime di protezione sotto l’Appendice III mantiene una maggiore flessibilità riguardo alle misure appropriate che le Parti Contraenti alla Convenzione devono attuare. Mentre le Parti Contraenti avranno la possibilità di decidere le misure da adottare sotto il regime dell’Appendice III, l’obiettivo generale da raggiungere sarebbe comunque quello di garantire la protezione della specie e mantenerla fuori pericolo, come prescritto dall’Articolo 2 della Convenzione”.
La proposta della Ue – si legge in una nota del Consiglio d’Europa – non è la prima sulla protezione del lupo nel continente. “Nel 2022, la Svizzera ha presentato una proposta simile, che è stata respinta. In passato sono state avanzate anche altre proposte riguardanti altre specie. Nel 2019, la Norvegia ha proposto di modificare lo status di protezione dell’oca barbagianni (Branta leucopsis) dall’Allegato II all’Allegato III, ma anche questa proposta è stata respinta”.
Lollobrigida: “Una grande notizia”
Dal governo nazionale – lo riporta la Federazione italiana della caccia sul suo sito – il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida parla di “una grande notizia, frutto di una posizione ampiamente condivisa dell’Unione Europea, che l’Italia, tra le prime Nazioni, ha sollecitato”.
“Una decisione che, sulla base di dati scientifici, permetterà di portare avanti un’attività di razionalizzazione per garantire la specie e le attività produttive che, in molte zone d’Italia, sono state messe in difficoltà – ha detto ancora il Ministro –. L’allevamento estensivo, il turismo e la stessa sicurezza di animali e persone sono ormai da troppo tempo messe in pericolo da una presenza eccessiva di grandi carnivori. Finalmente si torna a ragionare con pragmatismo, superando posizioni ideologiche farneticanti, dannose per l’ambiente e per le attività umane”.
Wwf: “Decisione che riporta indietro di mezzo secolo”
Com’è ovvio che sia, da Wwf Italia arriva una condanna senza se e senza ma al declassamento della specie parlando di “una decisione che va contro il parere degli esperti e della scienza, ci riporta indietro di mezzo secolo e apre una strada pericolosa per il futuro della conservazione della natura in Europa”. Non solo, per l’associazione ambientalista si sta “aprendo di fatto la strada ad una revisione del regime dell’Unione europea in materia di conservazione della natura. Tradotto in parole povere: l’abbattimento dei lupi sarà molto più facile”.
Non solo, dal momento che il Wwf dice che “la Commissione ha deciso di portare avanti la proposta di declassamento sulla base di motivazioni politiche e personali della presidente Ursula von der Leyen, un precedente preoccupante per la protezione della natura in Europa la cui disciplina dovrebbe basarsi solo sui dati scientifici rigorosi e non su valutazioni e opportunismi di carattere politico. Si apre quindi un percorso pericoloso in cui gli interessi di parte e gli approcci ideologici anti-natura potrebbero avviare una revisione generalizzata della normativa europea in materia di conservazione della natura”.
Nell’area stampa dell’associazione a prendere posizione è Dante Caserta, responsabile Affari Legali e Istituzionali di Wwf Italia: “Ormai è evidente a tutti quanto la natura sia sotto attacco, in Europa come in Italia. La decisione di declassare lo status di protezione del lupo dà ingiustificatamente seguito ai tentativi ideologici di scagliarsi contro la tutela della fauna selvatica portati avanti dal mondo venatorio e da una parte del mondo agricolo. Purtroppo, il Governo italiano si è fatto portavoce in Europa di queste istanze antiscientifiche. Come Wwf Italia seguiremo da vicino i prossimi sviluppi e chiediamo al Governo italiano e alle istituzioni dell’Unione di riportare la scienza al centro delle decisioni che riguardano la tutela della natura. Vi è però bisogno di una forte reazione da parte dell’opinione pubblica perché le istituzioni devono comprendere che la maggioranza dei cittadini europei vogliono proteggere la biodiversità del nostro continente”.
Una risposta
Il Consiglio UE aveva già adottato la decisione del declassamento dello status di protezione del lupo il 25 settembre scorso.
https://www.federcaccia.org/tosi-fi-europa-declassa-il-lupo-svolta-storica-premiato-il-lavoro-di-forza-italia-a-tutela-dei-nostri-allevatori-ringrazio-il-nostro-ministro-pichetto-con-cui-mi-ero-sentito-nei-giorni/