Quanto sole prendiamo davvero in montagna? E quali sono gli effetti della radiazione ultravioletta? A cercare di dare una risposta sarà lo studio “UV-Watch”, condotto da Arpa Valle d’Aosta e Parco Naturale Mont Avic, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma.
La ricerca si svolgerà nei mesi di giugno e luglio 2025, periodi di massima esposizione solare, durante i quali guardaparco e operatori stagionali indosseranno dosimetri elettronici da polso – simili a un orologio – per misurare la quantità di radiazione UV ricevuta nello svolgimento delle attività quotidiane, in particolare in ambienti di alta quota.
“Non esistono rilevatori biologici in grado di dirci quanta radiazione UV raggiunge il corpo, per questo servono strumenti di misurazione – spiega Henri Diémoz, ricercatore di Arpa VdA –. In montagna la radiazione è più intensa rispetto al mare: l’atmosfera è più sottile, l’aria più pulita e la neve riflette e amplifica l’irraggiamento”.
Lo studio punta a quantificare l’esposizione reale del corpo umano. Se da un lato la radiazione UV ha effetti positivi, ad esempio per la sintesi della vitamina D, dall’altro una sovraesposizione può diventare un fattore di rischio per tumori della pelle e problemi agli occhi.

“Da quando sono presidente, nel 2018, abbiamo sempre cercato di affiancare alle attività scientifiche anche un impegno divulgativo – spiega Davide Bolognini, presidente del Parco Mont Avic –. È importante comunicare quello che facciamo perché i nostri studi hanno risvolti pratici utili alla collettività”.
Non è la prima volta che l’Arpa VdA monitora la radiazione UV: dal 2004 utilizza strumenti riconosciuti a livello internazionale. Tra il 2007 e il 2015 è stata condotta una campagna simile, con la collaborazione di sciatori e maestri di sci nei comprensori di La Thuile e del Cervino. I dati raccolti – considerati originali e scientificamente rilevanti – sono stati inclusi nei rapporti delle Nazioni Unite sull’impatto di ozono e radiazione UV legati ai cambiamenti climatici.
L’analisi ha mostrato un aumento medio della radiazione del 5% ogni dieci anni, soprattutto nei mesi di primavera ed estate, tendenza potenzialmente legata alla copertura nuvolosa e ai mutamenti climatici.

“Cosa canta?”
Accanto a “UV-Watch”, a partire dal 2025, Arpa ha avviato anche “Cosa canta?”, un progetto di monitoraggio acustico passivo per studiare la biodiversità animale – in particolare gli uccelli – e le relazioni tra fauna, variabili ambientali e percezione acustica umana nei contesti naturali. Si tratta di un’opportunità di ricerca offerta dal progetto “Agile Arvier: La cultura del cambiamento” finanziato da fondi PNRR.
Tre i registratori acustici che saranno attivati a Torgnon (uno in un pascolo abbandonato e uno in un bosco di larici), e uno ad Arvier (in un bosco di abeti).
“I registratori catturano suoni e rumori dell’ambiente circostante senza la presenza continua di operatori – spiega Sofia Koliopoulos, ricercatrice dell’Arpa Vda –. Per questo si parla di monitoraggio passivo. L’obiettivo è analizzare le relazioni tra fauna, condizioni ambientali e paesaggi sonori percepiti dalle persone”.

Le registrazioni acustiche saranno utilizzate per studiare la fenologia del canto degli uccelli e la sua correlazione con le variabili ambientali. In parallelo, saranno effettuate misurazioni fonometriche per determinare i livelli di rumore nell’arco della giornata e calcolare parametri acustici e indici ecoacustici.
Il progetto prevede anche la sperimentazione di due passeggiate sonore, durante le quali i partecipanti, tramite un questionario, condivideranno le proprie percezioni soggettive dei paesaggi sonori naturali. Questa attività coinvolgerà inizialmente un gruppo interno, con l’obiettivo di testare la metodologia e l’approccio adottato.