C’è voluto tempo. Più del previsto. Ma l’atto che “chiude il cerchio” – annoso – per la realizzazione del Centro Brocherel di Aosta è arrivato ad uno snodo decisivo e, si spera, definitivo.
Questa mattina, in sessione congiunta, la seconda e la terza Commissione consiliare del Comune di Aosta hanno infatti approvato la “dichiarazione di pubblico interesse e di fattibilità della proposta di partenariato pubblico privato” per il “completamento di edificazione e alla futura gestione di un centro polivalente socio-sanitario e di un poliambulatorio/centro diagnostico” nell’area tra corso Ivrea, via Brocherel e via Monte Emilius.
In chiaro: il progetto di fattibilità tecnico/economica per la realizzazione del Centro.
Passaggio che, dopo l’approvazione in Consiglio comunale prevista per la prossima settimana, vede “con la dichiarazione di pubblico interesse un’operazione che diventa irreversibile – ha spiegato l’assessore ai Lavori pubblici Corrado Cometto in aula –, perché poi non si potrà che andare a gara, restituendo così una struttura alla città, senza aver trascurato il coinvolgimento del privato. Operazione che, forse, non sarebbe stata possibile con le nostre sole forze”.
Un iter complicato
I dettagli di un iter molto lungo, li fornisce l’assessora alle Politiche sociali Clotilde Forcellati: “Sentiamo parlare da decenni di questa struttura, che per varie vicende ha visto degli stop importanti – ha detto –. Il suo completamento, rifacimento e messa in opera era scritto nel nostro programma di governo. A questo punto, era importante decidere con quale percorso, con quale strumento, con quali modalità e quali tempi. Si è puntato su un partenariato pubblico-privato, ed il Comune ha ‘stimolato’ il mercato, che ha risposto positivamente. E da lì è stato necessario procedere con aspetti tecnici molto complessi”.
Nel mezzo, diverse questioni: “Nel frattempo – ha aggiunto Forcellati –, le norme cambiano. Il nuovo Codice degli appalti è stato approvato nel 2023 e ha visto sufficientemente rivoluzionate le procedure, la documentazione da produrre, l’iter da seguire per portare a compimento un’opera di questo genere”.
Ma quale opera?

L’attesa, lunga oltre quindici anni – e lungi dall’essere finita, va detto –, ha fatto un po’ dimenticare, ai più, cosa prevede il progetto Brocherel. Forcellati lo ricorda: “Parliamo di una struttura da 68 posti dedicata alle persone anziane non autosufficienti, sia in maniera importante sia solo parzialmente. Di questi, 44 posti saranno di struttura residenziale protetta standard e 24 di struttura protetta plus. Questo per le necessità che avrà il Centro: ad esempio, avere l’ossigeno nelle camere perché ci sono persone non autosufficieinti e, a volte, con patologie molto importanti e che necessitano di un mantenimento anche, sanitario”.
Ma non solo: “Oltre a questo, la struttura prevede 25 posti di servizio semiresidenziale, quindi di centro diurno come già avviene all’ex Bellevue e che prevede posti in part-time o full-time per le persone parzialmente autosufficienti, o anche per gli utenti autosufficienti ma che necessitano di passare alcune ore nel centro diurno per poi tornare, la sera o il pomeriggio, nel rispettivo domicilio”.
A questo si aggiunge “il corpo a nord destinato all’Usl, uno spazio di circa 700 m2 che l’Azienda sanitaria occuperà con ambulatori, clinici e diagnostici, a disposizione della struttura e, naturalmente, anche della comunità. Un importante presidio che potrà decongestionare l’ospedale e fare in modo che il ‘Parini’ sia utilizzato effettivamente per le urgenze o per la degenza importante”.
Il costo: oltre 15,7 milioni
I soldi per realizzare il Brocherel non sono pochi. Si parla di oltre 15 milioni 744mila euro. “Di questi – dice ancora l’Assessora –, il 49 per cento è a carico dell’ente pubblico ed il 51 per cento a carico del proponente/promotore privato. È una cifra importante, parliamo di 8,3 milioni a carico dell’ente pubb. Di questi, cinque milioni sono stati deliberati dalla Regione nell’ultimo assestamento di bilancio. Il resto è a carico di Comune, fruibili e disponibili grazie all’avanzo di amministrazione, mentre il resto sarà in capo al Consorzio che si aggiudicherà la gara”.
Già, la gara. “Per essere bandita – prosegue Forcellati –, servono questi passaggi in Commissione ed in Consiglio, per riconoscere così il pubblico interesse dell’intervento e aggiornare il programma triennale dei servizi e quello delle opere pubbliche. E la complessità di questo dossier, in ballo da parecchi anni, è notevole. È stato un percorso non sempre lineare, con piccole regressioni e momenti di stop, ma che oggi ci vede orgogliosi di portare in Consiglio una seria ripresa per il completamento di questa struttura”.
Parole che si legano a doppio filo a quelle di Cometto: “È un giorno importante. Sono 15 anni che la struttura è ferma, e questo perché era difficile intervenire. Pensavamo già di poter vedere lo scavatore all’opera dopo quattro anni, ma i cambi di normativa e quelli del prezziario regionale in ultimo, l’ha reso un progetto che ha caratterizzato tutta la consiliatura”.
Poi, su quel che sarà, l’Assessore aggiunge: “Sarà un nZEB (ovvero un Nearly zero energy building, ndr.), non ci sarà l’utilizzo di fossili, sarà tutto elettrico e adeguato dal punto di vista sismico. E anche questa è stata una scommessa, dato che è un edificio concepito prima della normativa. Sì, è un giorno importante”.
L’unica incognita, ora, resta quella dei tempi. E tutto dipende da quando sarà indetta la gara per la realizzazione e la gestione che – nei piani – era attesa per il 2024. Un primo passo, in attesa di capire quando si potrà vedere il più classico dei “tagli del nastro”.