Zona privilegiata per i momenti di riposo estivo del pontefice San Giovanni Paolo II e del papa emerito Benedetto XVI, la chiesa parrocchiale di Introd domanda aiuto ai propri fedeli al fine di provvedere a un necessario restauro conservativo. Dedicato alla conversione di San Paolo, il luogo di culto meta di ambedue curiosi e pellegrini, ha bisogno di un adeguamento liturgico della zona del presbiterio maggiormente armonico e funzionale di quello attuale.
La chiesa parrocchiale
Citata per la prima volta all’interno di una bolla papale datata 20 aprile 1176 e diramata dal pontefice Alessandro III, anzitutto essa risulta, come d’altronde diverse chiese del territorio nostrano, posta sotto la giurisdizione del vescovo di Aosta Aimone de Porta Sancti Ursi. Dell’allora struttura, tuttavia, resta probabilmente intatto soltanto il campanile che, sia pure rimaneggiato nei secoli successivi, conserva tracce della sua costruzione in epoca romanica.
È soltanto nel 1904 che la chiesa assume il suo attuale aspetto grazie alle prestazioni di opera volontarie dei fedeli di Introd, medesimo periodo durante il quale ha luogo la ridecorazione degli interni secondo il gusto del tempo e sulla base delle modeste risorse rimaste a disposizione della parrocchia.
L’ultimo e piccolo intervento interno all’edificio – sola chiesa assieme alla cattedrale di Aosta ad aver visto e ospitato ambedue i papi – risale già al 2005 in occasione dell’incontro del pontefice Benedetto XVI con il clero valdostano: di qui la volontà di ridonare una scalfita dignità a un luogo di culto fondamentale per il paese di Introd.
Il restauro
Dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni, sarà possibile lanciare un’apposita raccolta fondi per la preventiva sistemazione dell’area del presbiterio.
“Grazie alla somma gentilmente elargita da una fedele, abbiamo inizialmente ipotizzato il rifacimento del pavimento e della zona dell’altare adattandoli alle normative imposte dal Concilio Vaticano II, che prevede che la messa sia rivolta al popolo che la ascolta e la vive – spiega l’architetta Joëlle Clusaz, peraltro già incaricata di seguire i passati lavori sul complesso del santuario di Machaby ad Arnad -. Abbiamo dovuto così predisporre, oltre alla modificazione di ambone e presidenza necessaria a ricavare una seduta per i sacerdoti, una mensa costituita da marmo bianco di Carrara non soltanto perché secondo il documento deve trattarsi di un manufatto immobile ma anche perché qualsivoglia intervento successivo deve poter essere distinguibile dalle sezioni invece più antiche”.
Cappella e presbiterio
I sopralluoghi effettuati dagli esperti durante questi giorni hanno riportato alla luce una svalutata cappella murata che, pur rappresentando la parte maggiormente vecchia dell’intera chiesa, è a oggi divenuta un mero deposito: da ciò la suggestione, qualora avanzassero fondi dagli interventi maggiori, di ripristinare la costruzione arricchendola con il mobilio originale e ben conservato risalente all’epoca dei Signori di Introd.
“I primi finanziamenti verranno indirizzati alla sistemazione di pavimento e arredi nonché alla pulitura temporanea di altare maggiore e altari laterali, quest’ultima propedeutica al costoso restauro degli stessi previsto in futuro – prosegue Clusaz -. Abbiamo anche predisposto di potenziare il precedente impianto di illuminazione al fine di provvedere a gettare maggiore luce e conseguente maggiore attenzione sulla sezione dell’altare maggiore”.
Gli altari
L’altare maggiore in legno, scolpito con decorazioni varie e risalente al tardo ‘600, conserva un dipinto attribuito all’artista valsesiano Giacomo Gnifeta, riportante l’episodio della conversione di San Paolo, da cui il nome della chiesa parrocchiale.
“In tal caso, la problematica più rilevante risiede nel pessimo e precario stato conservativo delle tele con effetto crakling, oggetto di importanti distaccamenti di superficie che richiedono un intervento quantomai tempestivo” ricorda il viceparroco Don Daniele Borbey.
Gli altari laterali, dotati dei medesimi elementi decorativi barocchi dell’altare maggiore, sono dedicati rispettivamente alla Madonna del rosario e a San Giuseppe.
“Si tratta di due rari esempi di altari con duplice immagine, unico caso valdostano accanto alla chiesa di Rhêmes-Saint-Georges di dipinti che, attraverso alcune corde, possono essere sollevati per far intravedere altrettante raffigurazioni – conclude Borbey -. Le due tele del santo rosario e di Sant’Antonio, tuttavia, risultano così compromesse da costringerci a staccarne una non più funzionante al fine di preservare quanto più possibile lo stato attuale delle decorazioni”.
Per donare un contributo alla chiesa o sul conto corrente parrocchiale IT 64 N 08587 31750 000060195796. Il contributo è ammissibile tra le spese deducibili della dichiarazione dei redditi.