A Chambave uno dei distributori Ewa chiusi con un’interdittiva antimafia

Il provvedimento, emesso dalla Prefettura di Milano, riguarda il marchio dell’impianto presente in media valle e Synergy (entrambi facenti capo alla Penta Petroli). In tutto, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha chiuso 205 distributori.
Il distributore Ewa chiuso a Chambave.
Cronaca

C’è anche il distributore Ewa di Chambave tra i 205 cui, in tutta Italia, è stata revocata la licenza negli scorsi giorni. E’ avvenuto per effetto di un’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Milano, all’indirizzo degli impianti del marchio presente in media Valle e Synergy. Della revoca delle licenze, e della chiusura degli impianti stradali, è stata “incaricata” l’Agenzia delle Dogane e Monopoli, attraverso i funzionari verificatori delle accise, che hanno proceduto all’inventario e all’apposizione dei sigilli.

L’interdittiva antimafia è un provvedimento di prevenzione (in Valle, in regime di autonomia speciale, è appannaggio del Questore, mentre altrove è prerogativa della Prefettura), che può condurre alla sospensione o alla cessazione di attività economiche sospettate di essere interferite dalla criminalità organizzata. Nel caso specifico, a Milano tale scenario sarebbe stato riscontrato a carico dei soci di due grandi gruppi societari, di cui fanno parte aziende di vendita carburanti (una è proprio Ewa).

L’Agenzia delle Dogane e dei monopoli diventa il soggetto esecutore dell’interdittiva, perché competente per la gestione delle accise, con aspetti come la telematizzazione e il versamento delle imposte sui carburanti. Oltre a quello valdostano, nel vicino Piemonte sono una ventina i distributori interessati dal provvedimento, 8 dei quali si trovano tra Torino città (2) e il resto della provincia (6). La chiusura degli impianti è stata terminata ieri dall’Agenzia.

I marchi Ewa e Synergy fanno capo alla Penta Petroli (famiglia Salzillo), già al centro di una maxi-inchiesta della Guardia di finanza di Caserta. Nell’ambito di quell’indagine sono stati sequestrati oltre 112 milioni di euro, tra beni e liquidità. Questo provvedimento ha interessato cinque società e sette persone.

Secondo gli inquirenti, veniva attuato un sofisticato schema di evasione Iva (tecnicamente noto come “frode carosello”, basata su società intestata a prestanome e transazioni simulate per acquistare benzina e gasolio in esenzione d’imposta), che avrebbe consentito la rivendita al pubblico di carburante a prezzi non sostenibili dalla concorrenza.

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