E’ iniziato oggi, al Tribunale di Aosta, il processo che vede imputato il chirurgo aostano Gianluca Iob, 46 anni, accusato di lesioni colpose. A sporgere denuncia ai Carabinieri era stato un uomo di Saint-Vincent, sottopostosi nel marzo 2014 ad un intervento al "Day Hospital" di regione Borgnalle. L’udienza di stamattina si è aperta proprio con la sua testimonianza, dedicata anzitutto alla ricostruzione dell’accaduto.
Al termine dell’operazione, al momento di rimuovere una fleboclisi, l’infermiere si accorge che la parte terminale dell’ago si è rotta, restando nel braccio destro del paziente, un operaio quarantasettenne. Come ricordato dalla moglie, anche lei intervenuta per testimoniare, i sanitari presenti hanno tentato di rimuoverlo, senza però riuscirvi. "Ci hanno detto che avevano già chiamato l’ambulanza – ha ricordato la donna – e saremmo andati al ‘Parini’, dove avrebbero tolto l’ago".
"Appena arrivati là – è proseguito il racconto – ho incontrato il dottor Iob, che è stato molto gentile: ‘in due minuti lo togliamo’". La previsione, però, non si concretizza. "Dopo oltre un’ora – ha detto ancora la testimone – volevano mandare a casa mio marito, minimizzando la situazione". Secondo la donna, solo nel primo pomeriggio del giorno successivo è stata chiaramente ammessa la presenza dell’ago (lungo trentasei millimetri), che ha raggiunto l’area del polmone sinistro, posizione in cui viene giudicato sostanzialmente impossibile da estrarre, per la rischiosità dell’intervento necessario.
Malgrado le rassicurazioni ricevute, l’uomo si rivolge ai Carabinieri, che intervengono il giorno dopo e sequestrano non solo la parte residua della cannula usata per l’intervento, ma anche tutto il lotto di cui faceva parte.
La coppia ha quindi ricordato lo sconvolgimento portato nella vita coniugale dall’accaduto. "Dormo pochissimo e fumo in continuazione", ha detto l’uomo, mentre la moglie ha sottolineato come da quell’incidente "lui non abbia più voluto lavorare, perché sente dei dolori nella schiena e teme che sia la cannula in procinto di spostarsi. Dai nostri figli, mio marito disoccupato viene visto come un fallito, perché sono due ragazzini e non riescono a capire lo stato di paura in cui vive costantemente e le ripercussioni che ciò gli provoca. Economicamente – ha concluso la donna – viviamo solo più grazie alla mia pensione d’invalidità e agli aiuti economici della mia famiglia".
Il processo è stato aggiornato al 20 gennaio 2016, per procedere alle deposizioni di alcuni consulenti tecnici. Il giudice monocratico del Tribunale di Aosta, Marco Tornatore, ha al tempo stesso invitato le parti a trovare un accordo transattivo sulla vertenza.
Il difensore del chirurgo, l’avvocato Paolo Sammaritani, contattato a margine dell’udienza rispetto a tale ipotesi, dichiara che approfondimenti in merito sono avviati, "ma la complessità della questione è elevata, perché coinvolge sia l’Azienda Unità Sanitaria Locale, sia il produttore delle cannule". Qualora la querela venisse ritirata, a seguito del raggiungimento dell’accordo, il processo si fermerebbe.