I valdostani l’hanno conosciuta lo scorso 23 gennaio, in occasione della conferenza stampa convocata per illustrare l’operazione Geenna, iniziata poche ore prima con sedici arresti dei Carabinieri. Fu lei, in qualità di coordinatrice della Direzione Distrettuale Antimafia a a fornire i dettagli sulla “locale” di ‘ndrangheta messa a nudo dalle indagini. Oggi, mercoledì 18 dicembre, Anna Maria Loreto, è diventata nuovo Procuratore capo di Torino.
A deciderlo è stato il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura, riunito in mattinata. La nomina è avvenuta a maggioranza: Loreto ha ottenuto dodici voti, contro i sette del suo concorrente, Salvatore Vitello, già Procuratore capo a Siena. È la prima donna ad aver mai guidato la Procura della Repubblica torinese, così come era stata la prima al timone della Dda. Il traguardo di oggi arriva dopo oltre trentacinque anni da Sostituto procuratore, passati tutti nel capoluogo piemontese.
Magistrato dal carattere particolarmente riservato, origini romane, nella sua carriera Anna Maria Loreto – che i cronisti hanno notato in aula anche la scorsa settimana assieme al pm Valerio Longi, in occasione dell’inizio dell’udienza preliminare dell’operazione Geenna – vanta tra l’altro le indagini e il maxi-processo sul clan dei catanesi (innescato dal pentito Salvatore “Turinella” Parisi), nonché il coordinamento di numerose inchieste contro la ‘ndrangheta.
Tra le ultime, quella sulle infiltrazioni in Valle che – nonostante l’avvio della fase processuale per i diciannove tra presunti componenti della locale, politici che l’avrebbero appoggiata esternamente e protagonisti di uno spaccio di droga di carattere internazionale – presenta una fase ancora pendente, visti gli scenari aperti dalle investigazioni dei Carabinieri sulle elezioni regionali 2018, condensate nell’annotazione sull’inchiesta Egomnia. Sviluppi che Loreto vivrà dalla poltrona più importante della Procura.