Il copione è quello noto, che si è ormai guadagnato una pagina sui manuali di criminologia, alla voce "reati comuni". Un bus arriva alla frontiera con la Francia e viene fermato per i controlli. Stavolta è accaduto nelle prime ore di oggi, lunedì 1 agosto, al Traforo del Monte Bianco.
Sulla piattaforma di Entrèves dallo scorso novembre, dopo gli attentati di Parigi, oltre alla Polizia di frontiera ci sono anche gli uomini del Reparto mobile e i militari dell’operazione "Strade sicure" e, con più personale a disposizione, le verifiche si sono fatte capillari e sistematiche.
Gli agenti salgono a bordo e, passeggero dopo passeggero, arrivano ad un uomo che, alla richiesta di documenti, esibisce un permesso di soggiorno greco. Chi lo riceve si insospettisce immediatamente: lo riconosce infatti come un modello non più in uso nella Repubblica Ellenica da almeno dieci anni.
Alla domanda di un altro documento, gli agenti ricevono un passaporto biometrico nigeriano. L’esito dei controlli lo mette in luce come originale, ma la pagina dei dati demografici risulta alterata. Il codice di procedura penale è chiaro: ce n’è a sufficienza per arrestare l’uomo, ai polsi del quale scattano dunque le manette.
Lui si dichiara nigeriano, nato nel 1971. Il suo nome è Ekene Nwaocha e in tarda mattinata è stato processato per direttissima, dinanzi al giudice Eugenio Gramola, per il possesso di documenti falsi. Difeso dall’avvocato Filippo Vaccino, l’imputato ha patteggiato due anni di reclusione, con pena sospesa. L’accusa era rappresentata dal pubblico ministero Carlo Introvigne.
Nwaocha, terminata poco fa l’udienza, è stato accompagnato in Questura, per verificare la sua posizione rispetto alle leggi sull’immigrazione. Non essendo in possesso di documenti validi, non gli sarà possibile restare nel nostro Paese e verosimilmente sarà espulso.