Prima, grazie ad una conoscenza comune, si sono avvicinati al figlio, impegnato nel settore immobiliare. Dopodiché, stretta amicizia con lui, sono arrivati alla madre, una 70enne aostana, convinta di trovarsi davanti a due consulenti finanziari, con un’“imperdibile occasione” per lei: un investimento di 5mila euro iniziali, destinato a renderne 280 al mese. L’eventuale rescissione? Nessun problema, possibile in qualsiasi momento, con restituzione del capitale a stretto giro.
Consegnata la somma, gli interessi hanno iniziato ad arrivare, ma dopo il terzo i versamenti si sono interrotti e di raggiungere i due “esperti” non c’è più stato modo. L’epilogo ieri, venerdì 18 gennaio, in Tribunale, quando il giudice monocratico Marco Tornatore ha condannato i fratelli Nicola e Armando Cecoro, 44 e 41 anni, residenti nel casertano, a sette mesi di carcere ognuno per concorso in truffa. La sentenza stabilisce anche il risarcimento della donna (parte civile nel processo con l’avvocato Davide Meloni) con 6mila euro e pone a carico degli imputati 3.420 euro di onorari e spese legali.
I fatti risalgono all’ottobre 2014. Preceduto dal giudizio positivo del figlio, a presentarsi alla 70enne era stato Nicola Cecoro, persuadendola ad “arrotondare la pensione” e ricevendo la somma destinata ad essere investita con un assegno, fatto intestare al fratello Armando (che lo ha poi mandato all’incasso). Alla soddisfazione iniziale, quando i bonifici mensili hanno iniziato a confluire nel conto dell’aostana, sono subentrati prima la perplessità (al loro interrompersi), quindi l’amarezza dell’aver realizzato l’accaduto.
Il difensore dei due imputati, nell’arringa, ha puntato sulla tardività della querela della donna (inoltrata dopo una raccomandata e vari tentativi di contattare i “consulenti”). Il pm Cinzia Virota ha rappresentato l’accusa, contestando l’imputazione con le aggravanti dell’età della persona offesa e del rilevante danno patrimoniale cagionatole.