Una partita di sedici tra navigatori satellitari e lettori multimediali per auto, recanti un marchio contraffatto e posta sotto sequestro nell'agosto 2016, è costata, nella mattinata di oggi, martedì 26 settembre, una pena di un anno di reclusione e 3.500 euro di multa all'allora legale rappresentante della ditta venditrice della merce, il settantenne Filippo Mazzocco, della provincia di Isernia.
L'uomo era chiamato a rispondere dell'accusa di "introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi". Il mezzo su cui viaggiavano gli articoli elettronici era stato fermato e controllato al traforo del Monte Bianco. Agli uomini dell'Agenzia delle dogane di Aosta era saltato agli occhi, sull'imballo, il marchio di una multinazionale produttrice di elettrodomestici, la Beko.
Un nome prestigioso, perché "premium partner", tra l'altro, dell'FC Barcellona di calcio e sponsor di rilevanti eventi di basket, ma dalla gamma di articoli relativa soprattutto a cucina e lavanderia. I funzionari, trovando la circostanza insolita, avevano quindi interpellato la società, che aveva confermato i sospetti di contraffazione, specificando di non produrre e non commercializzare prodotti del genere.
I navigatori e lettori, di origine cinese e provenienti dal Regno Unito, erano stati quindi sequestrati, con la contestuale segnalazione alla Procura, che ha sviluppato il procedimento giungendo al processo di oggi. L'accusa era rappresentata dal vice procuratore onorario Sara Pezzetto, che nel ritenere responsabile l'imputato ne aveva chiesto la condanna a un anno e tre mesi, oltre a quindicimila euro di multa.
L'avvocato difensore, Davide Meloni del foro di Aosta, invocando invece l'assoluzione del suo assistito, ha insistito sul fatto che la firma sulla lettera di vettura, cioè sui documenti che accompagnavano la merce, fosse "totalmente diversa" da quella del suo cliente e che "non è sufficiente la rappresentanza legale per ricondurre a lui il reato".
Oltre alla sentenza di colpevolezza per Mazzocco, il giudice monocratico Marco Tornatore ha decretato anche la confisca e la distruzione degli articoli sequestrati. Il difensore, al termine dell'udienza, ha già annunciato ricorso in appello.