Casinò chiuso, i controllori regionali pretendono l’indennità di servizio attivo
“Voglio di più” cantava Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, in un suo vecchio successo. Chissà se il già rapper naturalizzato cantautore è popolare tra i controllori regionali della Casa da gioco di Saint-Vincent. Collocati in “smart working” durante la chiusura del Casinò per l’emergenza sanitaria Covid-19 (dall’8 marzo al 14 giugno scorsi), nove di loro hanno presentato ricorso alla Sezione lavoro del Tribunale di Aosta, per la mancata corresponsione, in quel periodo, dell’indennità di servizio attivo.
Alla Regione, tra la fine di giugno e la metà di questo mese, sono così arrivati da via Ollietti nove decreti ingiuntivi, dagli importi che variano dai 920 ai 3.680 euro a dipendente, per un totale di 24.840 euro. Per parte sua, piazza Deffeyes ha deciso, con una deliberazione adottata nella seduta della Giunta di oggi, venerdì 21 agosto, di presentare opposizione alle ingiunzioni. Sarà quindi un giudice a decidere se l’amministrazione dovrà versare, o meno.
A rappresentare l’ente nei giudizi è stato nominato l’avvocato Paolo Tosi del foro di Milano. Al riguardo, una spesa di 14.527 euro è stata impegnata dall’Esecutivo. A quanto trapela nei corridoi di palazzo, la pretesa economica dei controllori – titolari di un posto di lavoro garantito (sono inquadrati nell’organico dell’Assessorato delle finanze), a differenza di molti altri valdostani, per i quali sono state lanciate misure di sostegno specifico, in un momento socialmente delicato – viene valutata impopolare e rimettere l’eventuale erogazione ad una sentenza è alla base della scelta della Giunta di opporsi.
Per i mesi della chiusura durante il “lockdown”, l’amministrazione aveva versato ai controllori, collocati in “lavoro agile” come buona parte del resto del personale della Regione, esclusivamente lo stipendio, ritenendo che non spettasse loro un compenso per attività materialmente non svolta, vista la chiusura (si occupano, ad esempio, di problematiche con i clienti nelle sale da gioco, come le contestazioni su puntate fatte in ritardo). La tesi dei ricorrenti è che l’indennità di “servizio attivo” sia dovuta contrattualmente anche in caso di assenza per ferie e malattia e che la loro non sia più della rivendicazione di un diritto. La palla passa ora al Giudice del lavoro.