Casinò, la Procura indaga per bancarotta fraudolenta

Il fascicolo aperto sulla base della legge fallimentare, che consente di ipotizzare il reato anche in assenza della dichiarazione fallimentare.
Il Casinò di Saint-Vincent.
Cronaca

Casinò sempre più al centro della cronaca giudiziaria. È di oggi, martedì 9 luglio, la notizia di un’indagine, da parte della Procura della Repubblica, per bancarotta fraudolenta dell’azienda di Saint-Vincent. L’attività investigativa è ancora in corso e vede, al momento, sei indagati, tutti nell’ambito della governance della Casa da gioco.

Si tratta dei tre ex amministratori unici del Casinò Luca Frigerio, Lorenzo Sommo e Giulio Di Matteo, nonché dei già componenti del collegio sindacale Fabrizio Brunello, Jean Paul Zanini e Laura Filetti, tutti destinatari della richiesta di proroga del termine delle indagini preliminari inviata negli scorsi giorni.

Cinque (tranne Di Matteo) sono stati imputati nel processo per truffa aggravata e falso in bilancio sui 140 milioni di euro di finanziamenti dalla Regione al Casinò, tra il 2012 e il 2015. Frigerio è stato condannato, mentre gli altri quattro erano stati assolti nell’udienza che vedeva alla sbarra anche alcuni “big” di piazza Deffeyes: è ora attesa l’udienza di secondo grado in Corte d’appello.

L’inchiesta sulla bancarotta ha preso il via, negli scorsi mesi, sulla base della legge fallimentare, che consente alla Procura di ipotizzare il reato ed indagare anche senza la dichiarazione di fallimento di una società (condizione normalmente essenziale). Sono sufficienti dei gravi indizi, ravvisati dai pm titolari del fascicolo Luca Ceccanti ed Eugenia Menichetti, assieme alla presentazione di una istanza fallimentare, passo che l’ufficio inquirente diretto da Paolo Fortuna ha mosso nello scorso novembre.

Il perfezionamento del reato, e quindi la sua contestazione, presuppone due scenari: il fallimento (per effetto della discussione dell’istanza), o l’omologa del concordato. Nel frattempo, gli accertamenti procedono, a cura del Gruppo Aosta della Guardia di finanza, prendendo in esame bilanci, consulenze ed altri atti gestionali.

L’inchiesta prosegue anche sentendo persone, alcune delle quali già ascoltate negli scorsi mesi, come nel caso delle convocazioni di dicembre di alcuni politicisulla riunione riservata tenutasi in Regione per il ricorso alla “Prodi bis”.

 

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