“Cioccolato VdA”, passivo accertato da 4 milioni e 700mila euro

Si è tenuta oggi, in Tribunale, la prima udienza della procedura fallimentare. Una quarantina i creditori presenti. L’obiettivo è di tentare in estate la vendita di capannoni e macchinari per soddisfare i creditori.
ex Feletti
Cronaca

Contrasti tra i soci, tali da non consentire di proseguire l’attività, con la crisi del mercato turco e la situazione politica del Paese sullo sfondo. È lo scenario che ha condotto al fallimento della “Cioccolato VdA”, società che si prefiggeva di rilanciare la produzione nello stabilimento già “Feletti” di Pont-Saint-Martin, come appreso dal curatore nominato dal Tribunale di Aosta, il commercialista torinese Filippo Canale, a seguito dell’incontro con gli ex proprietari turchi dell’azienda, avvenuto nelle scorse settimane.

Nella mattinata di oggi, mercoledì 15 maggio, si è tenuta, a palazzo di giustizia, la prima udienza nell’ambito della procedura fallimentare. E’ emerso che il passivo accertato della società del gruppo “Captain Gida” ammonta a circa 4 milioni e 700mila euro. All’appuntamento hanno preso parte una quarantina di creditori. I crediti privilegiati sono nell’ordine di 4 milioni e 300 mila, dei quali 3 milioni 950 mila vantati da Finaosta per il mutuo concesso all’azienda per l’acquisto del capannone (l’ammontare del prestito era di 4 milioni). La differenza, attorno ai 350mila euro, è nei confronti di dipendenti, professionisti e artigiani.

I crediti chirografari sono di 400mila euro circa, verso i fornitori. La valutazione del fabbricato e dei macchinari della fabbrica è oggetto di una perizia che il curatore ha richiesto e sta attendendo. L’intento è di tentare in estate la vendita dei beni, per riuscire a soddisfare, quantomeno in parte, i creditori. A seguito della dichiarazione di fallimento, la Procura della Repubblica aveva aperto un’inchiesta per bancarotta.

L’archiviazione di quel fascicolo è stata chiesta negli scorsi giorni, a seguito del non emergere di operazioni distrattive. La transazione per il capannone ha avuto effettivamente corso e, gli imprenditori turchi risultano aver investito anche un milione e 600mila euro di fondi propri nel progetto aziendale. Lo spaccato emerso dall’inchiesta è stato piuttosto quello di un’operazione improvvida.

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