Condannato per turbativa d’asta, dovrà risarcire il Comune di Aosta con 5mila euro

Il processo a carico di Giovanni Ferrara, 45enne casertano, era nato da una segnalazione alla Procura dell’amministrazione, legata all’appalto del settembre 2015 per l’installazione di barriere antirumore in corso Ivrea.
Barriere antirumore
Cronaca

Si è chiuso con una condanna il processo nato da una segnalazione alla magistratura del Comune di Aosta, legata alla gara d’appalto per l’installazione di barriere antirumore in corso Ivrea, indetta nel settembre 2015. Negli scorsi giorni, al termine dell’udienza con rito abbreviato, il Gup Giuseppe Colazingari ha inflitto 8 mesi di carcere e 400 euro di multa (pena sospesa) a Giovanni Ferrara, 45enne di Aversa (Caserta), legale rappresentante di una delle imprese che avevano partecipato alla procedura, la “Secom Ferrara Srl” di Lusciano (sempre nel casertano).

All’uomo – condannato anche a risarcire con 5mila euro, oltre ad interessi e spese legali, l’amministrazione comunale del capoluogo regionale, costituitasi parte civile e rappresentata dall’avvocato Andrea Balducci – la Procura contestava la “turbata libertà degli incanti”. In particolare, al termine della gara (dall’importo a base d’asta complessivo di 183mila euro) l’offerta della “Secom Ferrara Srl” era risultata anomala, in ragione di un ribasso praticato del 33,333%. Il Comune aveva quindi chiesto alla società di giustificare la congruità della proposta e gli accertamenti si erano conclusi con “esito sfavorevole per la ditta” e l’esposto del dirigente tecnico competente, riguardante la “documentazione artefatta” ricevuta.

Le indagini erano state coordinate dall’allora procuratore capo facente funzioni Giancarlo Avenati Bassi (con il fascicolo passato poi nelle mani del sostituto anziano Luca Ceccanti) e delegate alla Guardia di finanza. Secondo gli inquirenti, per motivare l’offerta presentata, la “Secom Ferrara Srl” aveva inviato al comune una “integrazione analisi a giustifica dei prezzi applicati in fase di gara”, allegando un preventivo risultato falso. Il documento presentava infatti l’intestazione di un’azienda che lo ha disconosciuto, spiegando invece di aver rilasciato alla ditta classificatasi nell’appalto aostano un altra stima prezzi, relativa però ad un’opera diversa e con numero progressivo non corrispondente, che per la Procura ha costituito la base per la contraffazione attuata.

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