No a misure cautelari nei confronti dei sette indagati nell’inchiesta su una presunta corruzione nell’assegnazione di lavori della Società Italiana del Traforo del Monte Bianco. E’ l’esito dell’udienza, tenutasi giovedì scorso, 16 ottobre, al Tribunale del Riesame di Torino. Era stata la Procura di Aosta a ricorrere contro la decisione del Gip che, in luglio, aveva rigettato la richiesta di provvedimenti cautelari.
L’ufficio inquirente aveva chiesto misure di varia natura (dalle interdizioni ai domiciliari) per: Oreste Pizetti, 47enne residente nel milanese (al tempo responsabile unico del procedimento per la Sitmb, da cui è stato successivamente allontanato); gli imprenditori Pasquale Liporace (54 anni, di Courmayeur) e Nicola Liporace (25 anni, Courmayeur); gli amministratori della società NG Strade Bruno Bortone e Antonella Bortone (50 e 37 anni, del Casertano); Rosario Liporace (53enne di Belvedere Marittimo) e del procacciatore d’affari Massimiliano Opramolla (56 anni).
Nell’udienza della scorsa settimana dinanzi al Riesame, il pubblico ministero aveva rinunciato al ricorso nei confronti di sei indagati. Per il settimo, il Tribunale ha dichiarato l’appello inammissibile, senza quindi entrare nel merito dell’impugnazione. Le accuse, formulate a vario titolo, sono di corruzione, violazione delle norme sul subappalto, riciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti e rivelazione di segreti d’ufficio.
L’indagine, svolta anche attraverso intercettazioni telefoniche, è affidata ai Carabinieri del Nucleo Investigativo. A finire sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori, due procedure di assegnazione opere. La prima, attraverso bando di gara, per l’evoluzione funzionale della galleria autostradale di Entrèves presso il traforo (da 224mila euro), nell’ambito della quale non sarebbe emerso (né segnalato dal rup) un subappalto non autorizzato, perché andato ad un’impresa gravata da cause di esclusione. L’altra, in affido diretto, per una piazzola di sosta per mezzi pesanti all’area di regolazione a Pollein (da 125mila euro).
In entrambi i casi, nella tesi inquirente, l’allora responsabile unico del procedimento avrebbe strumentalizzato la sua funzione, accettando promesse di utilità. In un caso, finalizzate a fargli incontrare politici e rappresentanti dei vertici societari nell’ottica di ottenere un trasferimento dalla sede di Courmayeur ad un luogo più vicino alla residenza della sua famiglia.
Nell’altro, a fronte di una promessa di assunzione nella ditta cui sarebbero andati i lavori, ad uno stipendio più elevato di quello percepito in quel momento dalla Sitmb. La Società Italiana per il Traforo del Monte Bianco e la presidente, Emily Rini, hanno annunciato la richiesta di costituzione di parte civile nel procedimento.
Corruzione su lavori della società italiana del tunnel del Monte Bianco, 7 indagati
18 ottobre 2025 – Ore 11.08

Ci sono due procedure di assegnazione lavori, esperite della Società Italiana del Traforo del Monte Bianco, al centro di un’inchiesta della Procura di Aosta, che vede complessivamente sette indagati. Le accuse, formulate a vario titolo, includono la corruzione, la violazione delle norme sul subappalto, il riciclaggio, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti e la rivelazione di segreti d’ufficio.
Per entrambi gli affidamenti, è indagato l’allora responsabile unico del procedimento della Sitmb, Oreste Pizzetti, 47enne residente nel milanese, oggi non più in servizio alla società italiana del traforo. Secondo l’accusa, nel caso della gara per i lavori di evoluzione funzionale della galleria autostradale di Entrèves presso il traforo, del valore di oltre 224mila euro ed aggiudicata dalla società NG Strade nel giugno 2023, non avrebbe verificato, né segnalato, l’esistenza di un subappalto non autorizzato.
Quest’ultimo, pari ad almeno 188mila euro di lavori, sarebbe andato all’imprenditore Pasquale Liporace, 54enne residente a Courmayeur (anch’egli indagato per corruzione), sul quale però, secondo quanto appurato dall’inchiesta (sviluppata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo Aosta), gravavano cause di esclusione dal sub-affidamento.
Per la Procura, Pizzetti, in cambio del mancato compimento degli atti imposti dal suo ruolo, avrebbe ottenuto la possibilità –attraverso l’intermediazione di un terzo indagato, Rosario Liporace, 53enne di Belvedere Marittimo (Cosenza) – di incontrare l’ex senatore e sindaco di Diamante (Cs) Ernesto Magorno, nonché la presidente di Sitmb Emily Rini, entrambi non indagati. Incontri, agli occhi degli investigatori, volti ad approvare il trasferimento dell’allora rup, dalla sede di Courmayeur ad un luogo più vicino alla residenza della sua famiglia.
Dalla ricostruzione inquirente di questo episodio derivano anche le accuse di violazione delle norme sul subappalto, per gli amministratori (formali e di fatto) della NG Strade, Bruno Bortone e Antonella Bortone (50 e 37 anni, del casertano), e allo stesso Pasquale Liporace. L’imputazione di riciclaggio, e di emissione di fatture per operazioni inesistenti, è invece contestata a Nicola Liporace, 25enne di Courmayeur, legale rappresentante della 2L Srl. Gli inquirenti gli addebitano di aver effettuato, dalla sua società e nei confronti della NG Strade, due fatturazioni (rispettivamente da 40 mila e 38mila euro, più Iva) per prestazioni mai rese (come il noleggio di mezzi).
In quel modo, stando all’inchiesta, avrebbe mascherato la reale provenienza delle somme ricevute, secondo le indagini dei Carabinieri, dalla NG Strade quale remunerazione per il subbappalto sui lavori della galleria. Pizzetti, nell’ambito dello stesso episodio, è anche accusato di rivelazione di segreti d’ufficio, per aver condiviso (contrariamente a quanto il suo compito avrebbe previsto) con Pasquale Liporace il contenuto del Documento Unico di Regolarità Contributiva riferibile a NG Strade.
L’altro intervento finito all’attenzione degli inquirenti è la manutenzione di una piazzola di sosta per mezzi pesanti del Tunnel del Monte Bianco. Un’opera da 125mila euro, assegnata dall’allora rup, con procedura ad affidamento diretto, alla ditta Techne Spa. Per l’inchiesta, la procedura sarebbe frutto di corruzione e gravata da varie violazioni al codice dei contratti pubblici (come una riduzione artificiosa dell’importo dei lavori, per poter procedere ad assegnare direttamente).
Pizzetti, nella tesi della Procura, avrebbe così operato, in cambio della promessa – da parte di un socio della Techne Spa, Massimiliano Opramolla, 56 anni, residente nel milanese (anch’egli indgato per corruzione) – di essere assunto dalla società, ad uno stipendio iniziale più alto di quello che percepiva allora dalla Sitmb. Nei confronti degli indagati, la Procura aveva richiesto delle misure cautelari. Il Gip del Tribunale le ha rigettate, con una decisione impugnata dalla Procura stessa, dinanzi al Tribunale del Riesame. L’udienza si è tenuta giovedì 16 ottobre, ma la decisione non è ancora nota.

2 risposte
chissà se arriveranno anche ai ristoratori prima o poi
Era un po’ che non sentivo parlare di corruzione e cominciavo a disperare che i malfattori entrassero ancora in scena.
La notizia mi rincuora e mi conferma che nulla è cambiato.