Costi della politica, è iniziata l’ultima fase del processo a Torino: in giornata la sentenza

Davanti alla prima sezione della Corte di Appello di Torino alle 9 in punto è iniziata l’ultima fase del processo di secondo grado sui costi della politica. Presenti in aula Guido Grimod, Diego Empereur, Osvaldo Chabod, Massimo Lattanzi e Ruggero Millet.
Tribunale di Torino - Sentenza costi della politica
Cronaca

“La giustizia, qui, è diventata una gara di fantasia”. Con le controrepliche del sostituto procuratore Avenati Bassi, davanti alla prima sezione della Corte di Appello di Torino, alle 9 in punto, è iniziata questa mattina l’ultima fase del processo di secondo grado sui costi della politica. Presenti in aula Guido Grimod, Diego Empereur, Osvaldo Chabod, Massimo Lattanzi e Ruggero Millet. 

"L'onere della prova sull'assoluta mancanza di giustificazione delle spese spetta alla difesa e non certo all’accusa”, ha ribadito Avenati Bassi. “Qui si contesta ai consiglieri di essersi impossessati di una somma: diteci come l’avete spesa, dimostratela, documentatala. Basta che le spiegazioni siano plausibili”. 

“Non ci importa che la Regione non chieda ai gruppi la rendicontazione",  ha aggiunto Avenati Bassi. "Può un gruppo rimborsare del denaro senza che vi sia traccia ne suo complesso? Noi sosteniamo di no: c’è bisogno di una documentazione imposta dal diritto privato. Le norme pubbliche riguardano il rapporto fra la regione e il singolo gruppo”. E poi ha aggiunto: "Non vedo grandi differenze con il caso Fiorito. Bastava che lui avesse detto che aveva fatto delle spese per conto del gruppo e la situazione sarebbe la stessa di questo procedimento". 

Il sostituto procuratore ha poi aggiunto che “se un difetto c’è in questo processo, è di non averlo differenziato in maniera sufficiente”. ​Avenati Bassi, arrivato nelle scorse settimane ad Aosta per sostituire Pasquale Longanini, aveva chiesto la condanna di tutti i 27 funzionari di partito, attuali ed ex consiglieri.

La difesa di Lattanzi
“Non  è tutto così scontato come il procuratore generale pretende di far passare", ha replicato Enrico Grosso, difensore di Massimo Lattanzi. "Di fronte a una legislazione così farraginosa e di difficile interpretazione, i diversi gruppi e i diversi consiglieri regionali hanno tenuto comportamenti diversi.  Il problema non è quello dell’esibizione delle pezze giustificative, ma il fatto che i capigruppo non hanno conservato le pezze per 5 anni per quanto la procura le avesse richieste. Vi invito ad entrare nel merito valutando le giustificazioni che sono state presentate perché è vero che nel processo penale non ci si ferma al documento, ma è anche vero che occorre valutare il dolo, laddove nel giudizio contabile è sufficiente la colpa". 

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