Degrado in centro, il questore Ostuni: “innalzata l’attenzione, ma l’allarme è un’altra cosa”

Ragionamento a voce alta, su sicurezza e dintorni, con il Questore di Aosta: dai fatti di via Ollietti, all’idea di recintare i giardini, passando attraverso le percezioni dei cittadini e la necessità di informare sempre più le forze dell’ordine.
Il nuovo questore di Aosta, Pietro Ostuni
Cronaca

Non è sui social network, ma sa benissimo che, tra Facebook e dintorni, negli ultimi quindici giorni ha tenuto banco il dibattito sui fatti per cui la Polizia e le altre forze dell’ordine sono state chiamate ad intervenire, varie volte, nel cuore della città. Questore di Aosta da un anno e quattro mesi, ma soprattutto già in carica per la sicurezza di “Expo” e, appena prima, capo di gabinetto della Questura di una città dove le tensioni non mancano, come Milano, Pietro Ostuni ha voglia di ragionare a voce alta sull’accaduto.

Partiamo dagli episodi che hanno interessato, nelle ultime due settimane, la zona tra via Ollietti e piazza Plouves. Da Questore, qual è la sua valutazione? 
“E’ utile chiarire. Nel primo caso c’è stato un danneggiamento, da parte di un cittadino straniero regolarmente in Italia da anni, che ha rotto con un pugno un vetro di una casa condominiale. Lo abbiamo individuato e procederemo alla segnalazione all’autorità giudiziaria, anche acquisendo la querela dei condomini. Nel secondo, con i colleghi dell’Arma dei Carabinieri, abbiamo chiarito la presenza di varie persone, ma di fatto si è verificata una lite tra due soggetti, entrambi identificati, e anche loro so che sono stati segnalati. Questi sono i fatti”.

In termini tecnici, microcriminalità, o poco più. La gente però si è allarmata, forse per la vicinanza temporale. Che risposta vi siete preoccupati di dare?
“E’ giusto alzare il livello di attenzione e abbiamo predisposto dei servizi straordinari di controllo, concordati con i Carabinieri. Loro ne hanno fatto uno la scorsa settimana, noi un altro. Nei sette giorni a partire da oggi, altra serie di controlli, non solo nell’area delle piazze Narbonne, Plouves e dei giardinetti, ma estendendo il raggio anche ad altre zone che meritano attenzione. I cittadini lo vedranno. L’allarme, però, è una cosa diversa”.

Si ripropone quindi la questione della distanza tra la sicurezza percepita e quella reale?
“Spesso insisto su questo, perché i due livelli differiscono parecchio. Nei 6 mesi del 2017 appena finiti abbiamo avuto una diminuzione dei reati in generale del 22% e già l’anno scorso c’era stato un primo calo. Se poi andiamo a vedere il fenomeno che più ha preoccupato i valdostani negli scorsi anni, cioè i furti in appartamento, addirittura il decremento è del 41% e credo sia un risultato significativo”.

La sensazione non è però di una criminalità in calo. Come spiega questi dati?
“Grazie alla presenza settimanale, in Valle, del Reparto Prevenzione Crimine abbiamo aumentato il numero di controlli e salgono anche gli arresti, che non sono esclusivamente quelli fatti alla frontiera. Una tendenza che riguarda tutte le forze dell’ordine, non solo la Polizia di Stato. Oggi, però, la gente si basa soprattutto sulle sue percezioni e allora ripeterò una cosa già detta dal capo della Polizia, Gabrielli, che condivido. Il disagio economico, con le persone che perdono certezze sul piano professionale, e il degrado ambientale acuiscono queste problematiche”.

Analisi indubbiamente centrata, ma piuttosto ampia. Si può davvero pensare che una risposta esaustiva arrivi solo da Polizia e apparati di sicurezza?
“Sul degrado ambientale ho chiesto ai miei collaboratori uno sforzo aggiuntivo. Bisogna spingere per recuperare spazi e c’è da fare parecchio. Il disagio economico è questione più articolata, ma occorre ragionare complessivamente. Se pensiamo che sono in crisi settori dell’edilizia, che si avvalevano in passato anche di manodopera straniera, e oggi quest’attività è ferma, si capisce che alcuni cittadini stranieri che prima lavoravano, oggi incontrano difficoltà”.

Come fare quindi a colmare il gap tra la percezione e la realtà?
“L’attività delle forze dell’ordine è importante, ma servono pure misure strutturali. Sono cose che vanno fatte, anche con una certa celerità”.

Di cosa parliamo?
“Bisogna illuminare, bene, alcune zone della città. Attenzione, bene significa quasi ‘a giorno’. Parlo della stazione, di via Ollietti, di piazza Narbonne, di piazza Plouves, delle mura romane, del quartiere Cogne, della zona di Mont-Fleury. Il malintenzionato preferisce l’oscurità: è un dato statistico. Fortunatamente ora ci sono gli impianti a led, che mi dicono essere anche più economici rispetto alle soluzioni precedenti”.

Il potenziamento dell’illuminazione, in realtà, ha iniziato a chiederlo quando è arrivato ad Aosta. Alcune amministrazioni rispondono troppo lentamente?
“Non posso dire questo, perché capisco che ogni ente coinvolto ha anche dei tempi dettati dal rispetto di procedure ed è sacrosanto attenersi a norme, circolari e direttive. Però bisogna sviluppare attenzione. Se si riqualifica, la gente è invogliata a vivere di più all’esterno ed è utile per tutti. So che sull’illuminazione il Comune ha uno studio di fattibilità sugli impianti a led, che interessano buona parte della città”.

Quindi, più luce, anzitutto. Poi?
“La videosorveglianza è una risorsa fondamentale per la nostra attività, non solo in termini preventivi, ma anche repressivi. Avere immagini utili ci aiuta a fare meglio il nostro lavoro. Inoltre, ritengo che le misure emerse dalla riunione del Comitato Ordine e Sicurezza Pubblica della scorsa settimana, abbiano un valore”.

Si riferisce all’idea di recintare il parco di via Ollietti?
“Mi rendo conto che non si possa fare dalla sera alla mattina, ma secondo me è una buona cosa. Nessuno vuole pregiudicare l’utilizzo dei giardinetti ai cittadini, però quel luogo va qualificato, va ripulito. Anche per renderlo vivibile alla comunità. Soprattutto dopo una certa ora, quando il cittadino non ci va più, una chiusura non farebbe male”.

Cosa risponde a chi sostiene che la recinzione non sarà risolutiva, perché i malintenzionati si sposteranno in un altro luogo aperto?
“Le situazioni vanno monitorate e là si sono verificati dei fatti. Obiettivamente, in quel parco – ci passo spesso – dopo una certa ora non vedo nessuno. Anzi, lo vedo già poco vissuto durante il giorno. Iniziamo a dare una risposta. Trovandolo chiuso, il fenomeno si sposterà da qualche altra parte? Ebbene, vedremo le misure da prendere altrove. Altrimenti, non si muoverà mai nulla”.

A quanto è emerso, quella riguardante il parco non è stata l’unica ipotesi esaminata in quella riunione…
“Dopo una certa ora, a mio parere, si deve vietare la vendita da asporto delle bottiglie in vetro, o delle lattine. Non significa pregiudicare il commerciante, o il titolare di un ristorante, perché se il consumo avviene nei locali, o nei dehors, il problema non esiste. La questione è un’altra. Gli alcolici non si possono vendere ai minorenni, ma accade che dei maggiorenni vadano a comprare bottiglie di vino, di spumante, o di liquore e poi le condividano con i più giovani. Parliamo di tutti, anche di italiani. Bisogna dirsi le cose come sono”.

E come sono, dottor Ostuni?
“Spesso vedo ragazzi che bevono tanto. Non va bene. Di fronte a dei minori, come genitori abbiamo il dovere di spiegare ai nostri figli che bere alcolici fa male. Una cosa è il bicchiere di vino, un’altra è esagerare. Occorre spiegare che porta alla deriva, perché l’alcol abbassa i freni inibitori. Non si tratta di reprimere, ma di educare al buon senso. Dobbiamo farlo noi genitori, ma anche la scuola e le associazioni: le droghe e gli alcolici non sono una cosa positiva”.

A guardarla da questo punto di vista, la sensazione è che alcune norme di liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali, con aperture anche di 24 ore, abbiano prodotto risultati non valutati inizialmente
“Le leggi che hanno liberalizzato gli orari creano vivibilità delle città, ma vi sono momenti in cui bisogna stabilire alcune regole. Non la vedo come una limitazione, ma come una disciplina razionale per impattare su determinati fenomeni. Certo, il divieto di vendita si può anche pensare di farlo – perché sia il decreto Minniti, sia il testo unico sugli enti locali ne danno la possibilità ai Sindaci – solo per il periodo estivo. Aosta è turistica e c’è tanta gente, soprattutto nei fine settimana, e magari lo si può fare solo nei periodi di affluenza. Tutto si può pensare, ma qualcosa va fatto, perché è importante”.

La sicurezza parte dal tessuto sociale, insomma.
“Tornando ai giardinetti, io credo che delle iniziative di socialità fatte in quell’area possano aiutarci a migliorare la situazione. A Milano abbiamo avuto problemi in un quartiere periferico con un parco, poi chiuso di notte grazie all’intervento del Comune, ma durante la giornata quello spazio è stato recuperato per fare mostre di artigianato, vendita di libri usati, o anche iniziative di socialità. Quando c’è tutto ciò, quando c’è la gente, si attiva una forma di protezione”.

Le paure svegliate dai fatti di via Ollietti avevano avuto un prologo in due episodi accaduti, nelle settimane prima, a giovani donne, sempre nel centro storico…
“Sul primo, verificatosi in zona Sant’Orso, abbiamo ricevuto una segnalazione di una ragazza e stiamo sviluppando i nostri accertamenti. E’ venuta da noi e il fatto che si sia presentata ci fa contenti, perché consente di capire bene l’accaduto e di fare anche luce”. 

E nell’altro, che avrebbe riguardato due ragazze?
“Né noi, né i colleghi dell’Arma, abbiamo ricevuto alcuna denuncia, o segnalazione. Abbiamo appreso della cosa leggendo sui social e su alcuni quotidiani online. Capisco che chi è vittima, o ritiene di essere stato vittima, si confidi con l’amico, con il genitore, ma le parole non devono restare chiuse in quel circuito. Vanno veicolate verso le forze dell’ordine. Bisogna togliersi dalla testa quel vecchio pensiero per cui ‘non serve a niente’. Magari non si arriva ad un arresto, perché il fatto in sé non lo prevede, ma comunicandocelo, quanto accaduto entrerà a far parte di un nostro bagaglio informativo. Se questo bagaglio è più ricco, la nostra cassetta degli attrezzi è piena di più strumenti”.

Dopodiché, bisogna togliersi la voglia di “riprendersi la città”, di farsi giustizia da soli…
“Assolutamente, perché significa commettere dei reati. Il cittadino deve rispettare le norme, deve collaborare, non deve avere sfiducia, anche se capisco gli attimi di smarrimento. Bisogna lottare, sempre. Per dire di un altro argomento, assieme alle associazioni che si occupano di violenza di genere abbiamo fatto una campagna e ora si iniziano a vedere i frutti. Nel giro di pochi giorni abbiamo dato esecuzione, grazie al confronto con la magistratura, a tre misure di custodia cautelare nei confronti di persone resesi responsabili di maltrattamenti. Abbiamo evitato una deriva. Chi è vittima di qualsiasi cosa, anche di usura, anche di estorsioni, non deve soprassedere, perché se lo fa rimane solo”.

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