Dopo tanti interrogativi, sono in arrivo le prime risposte sul delitto dello scultore Paolo Morandini. Ieri, in tarda serata, i Ris hanno trovato il cellulare di Morandini: era spento, tra i vestiti della vittima. Gli inquirenti avevano comunque già iniziato a svolgere i primi accertamenti sull’utenza telefonica. “I rilievi sono stati un po’ rallentati dal grande disordine trovato all’interno dell’appartamento – ha spiegato il maggiore Cesare Lenti – dovuto anche allo stile di vita un po’ caotico, da “figlio dei fiori”, della vittima”.
Dal lavoro dei Ris si attendono conferme anche riguardo all’arma con la quale l’aggressore (o eventualmente, gli aggressori) avrebbe provocato le numerose ferite rilevate dal primo accertamento sommario effettuato sul corpo, la stessa sera del ritrovamento del cadavere, da parte del medico legale Maurizio Castelli, all’interno dell’obitorio del cimitero di Aosta. Potrebbe trattarsi di una scultura o comunque di un oggetto appartenente a Morandini, che i Carabinieri avrebbero ritrovato all’interno dell’abitazione.
In ogni caso, per fare maggiore luce sul caso sarà decisiva l’autopsia, di cui si attendono gli esiti proprio in queste ore. Sarà infatti il lavoro del medico legale Mirella Ghirardi a dire con sicurezza se la morte dell’uomo sia stata provocata dalle percosse ricevute o che sia avvenuta per asfissia, causata dal fumo di cui l’alloggio della vittima era saturo al momento dell’intervento dei pompieri.
Gli stessi vigili del fuoco non hanno rilevato tracce di ‘acceleranti’ del fuoco, benzina o altri combustibili, all’interno dell’alloggio. L’ipotesi più accreditata, quindi, è che le fiamme siano partite dal materasso, provocando le bruciature sul corpo della vittima e il fumo acre nel monolocale.
“Tutti questi elementi – ha concluso il Colonnello Guido Di Vita, Comandante dei Carabinieri di Aosta – danno comunque l’impressione che non si sia trattato di un omicidio premeditato”.