Delitto Morandini, respinta la richiesta dei commercianti di costituirsi parte civile

Secondo l'avvocato Marisella Chevallard, che rappresenta il comitato, "dopo la morte dell’artista, la via è molto meno frequentata e i commercianti della zona ne hanno risentito in termini economici”.
I tre sospettati dell'omicidio di Paolo Morandini
Cronaca

Volevano costituirsi parte civile nel processo per l’omicidio di Paolo Morandini ma questa mattina la corte d’Assise del tribunale di Aosta ha respinto, avendola ritenuta inammissibile anche per l’impossibilità di valutare l’eventuale risarcimento del danno, la richiesta presentata dai commercianti di via Passage du Verger e via Trottechien.

Secondo l’avvocato Marisella Chevallard, che rappresenta il comitato, “la richiesta dei negozianti era nata dalla stima che avevano per l’artista, che esponeva anche alla fiera di Sant’Orso ed era benvoluto da tutti. Inoltre, dopo la morte dell’artista, la via è molto meno frequentata e i commercianti della zona ne hanno risentito in termini economici”.

Per quanto riguarda il processo, i giudici hanno riservato all’istruttoria dibattimentale la richiesta di perizia avanzata dalla difesa di Puiu Pitica sulla macchia di sangue ritrovata su un paio di suoi pantaloni. “Dopo l’omicidio i tre sono andati a dormire insieme su un treno e lì i loro abiti potrebbero essersi strofinati”, ha puntualizzato l’avvocato Andrea Delmastro Delle Vedove di Biella.

E’ stata invece ammessa la richiesta del Pm Daniela Isaia di acquisire ulteriori elementi, tra i quali la sentenza del Gup che lo scorso 2 marzo ha condannato a 19 anni e 10 mesi di reclusione Radu Gal, di 25 anni, accusato di concorso in omicidio con Pitica. Nella sentenza è ripresa la confessione resa dallo stesso Gal nel settembre scorso, nella quale ammette di essere stato nell’alloggio di rue Passage du Verger insieme a Pitica la sera dell’omicidio e di aver picchiato Morandini dopo essere stati sorpresi a rubare delle monete.

“Dalle analisi sul Dna è emersa la verosimiglianza assoluta tra il profilo genetico riscontrato sulle tracce ematiche dell’indumento dell’imputato e quello della vittima”, ha spiegato il maresciallo Bellino del Ris di Parma dexrivendo gli accertamenti biologici svolti. “Difficilmente un contatto tra due soggetti avrebbe potuto portare a un imbrattamento così cospicuo dei tessuti del pantalone”, ha detto il tecnico rispondendo alla difesa.

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