Diciassette anni dopo, l’Affaire ritiri torna in aula. Chiesti 132mila euro a ex Capo ufficio stampa

A seguito della sentenza delle sezioni centrali d'appello, è stato riassunto dalla Sezione giurisdizionale della Valle d'Aosta il procedimento contro l'allora capo ufficio stampa della Regione, Paolo Maccari.
Palazzo Regionale
Cronaca

A distanza di diciassette anni dai fatti, stamattina si è tornati a parlare, in un’aula di tribunale, dell’“Affaire ritiri”. La vicenda ebbe inizio a livello penale relativamente ad un “patto corruttivo” tra l’allora capo ufficio stampa della Presidenza della Giunta, Paolo Maccari, ed una società incaricata dalla Regione di gestire alcune iniziative nell’ambito dei ritiri estivi in Valle d’Aosta di squadre di calcio di serie A.

Per quei fatti, Maccari patteggiò un anno e due mesi di reclusione, uscendo di scena in sede di udienza preliminare (per l’unica imputazione rimasta in essere, venne stabilito in seguito il “non luogo a procedere”), ma ad essere arrivato ai giorni nostri è il giudizio contabile, da parte della Corte dei Conti. Sulla sentenza di primo grado, la Procura regionale fece ricorso e il pronunciamento delle sezioni centrali d’appello lo ha accolto per quanto riguarda la procedibilità di parte del danno patrimoniale che, secondo la tesi d’accusa, Maccari avrebbe cagionato alla Regione in qualità di dirigente. Da qui, la riassunzione del procedimento da parte della Sezione giurisdizionale della Valle d’Aosta della Corte, con l’udienza di stamane.

La partita rimasta aperta ruota attorno al mancato introito, da parte dell’Amministrazione, dei proventi derivanti dalla vendita dei biglietti dei tornei di calcio “Valle d’Aosta” e “Monte Bianco”, tenutisi a Saint-Vincent ed Aosta tra il 1999 e il 2001, con le squadre di serie A in ritiro nella regione quali protagoniste. La cifra – e quindi l’entità del danno contestata a Maccari dalla Procura regionale – è di 132.706,57 euro.

Il nodo su cui si è focalizzato l’odierno dibattimento (il primo a cui è intervenuto il nuovo procuratore Roberto Rizzi) è se la Regione fosse, o meno, organizzatore di quegli eventi e, di conseguenza, se avesse diritto ad introitare quella cifra, o no. La tesi difensiva di Maccari, sostenuta dall’avvocato Davide Sciulli, è che l’organizzatore fosse la società “Nikema” di Silvia Patruno, con la Regione a fare da “patrocinatore”, da “sponsor”, ma a non poter pretendere quegli incassi. “Lo dice, tra l’altro, il fatto – ha spiegato l’avvocato – che la ‘Nikema’ ha versato i diritti Siae su quelle manifestazioni, oltre a pagare le tasse sui biglietti venduti. Oltretutto, la Regione ha sostenuto sì delle spese per quelle manifestazioni, ma marginali rispetto ai costi complessivi. L’Amministrazione non ha organizzato, si è limitata a coprire la differenza tra costi e ricavi di quei tornei”.

Di parere diverso il procuratore Rizzi, che ha confutato tale visione con ragioni storiche (“perché, quando nel 2002 il casinò è diventato organizzatore dei tornei ha riversato gli incassi alla Regione?”), valutazioni documentali (“alle delibere di spesa relative a costi risibili seguono in realtà altri atti con impegni di spesa che, sommati, divengono tutt’altro che marginali”) e di “buon senso gestionale” (“se un’Amministrazione organizza un evento, sostenendo un costo, tende a minimizzarlo, finanziandosi con i proventi che l’iniziativa è in grado di generare”).

Sull’intero procedimento aleggia poi l’ombra della prescrizione. Per la Procura regionale, la questione è chiusa con la sentenza d’appello, che ha accolto il ricorso relativo al fatto che tale parte di danno sia ancora procedibile. Per l’avvocato Sciulli, la Corte ha ancora il diritto – come già fece in primo grado – di ritenere prescritti i fatti. “Oltretutto, – ha aggiunto il legale – se aderissimo alla tesi dell’accusa per cui era la Regione l’organizzatore di quei tornei, allora il termine di calcolo della prescrizione si sposterebbe al 2002 e la stessa sarebbe, a questo punto, certamente intervenuta”.

Dubbi che solo la sentenza, attesa nei prossimi mesi, contribuirà a fugare.

 

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