Due arresti in Valle per ‘Ndrangheta nell’ambito dell’operazione “La Rosa”

In manette, nella mattinata di oggi, sono finiti Francesco Larosa, 59 anni, boscaiolo e Lidia Sanzone, 54 anni, casalinga, entrambi residenti a Saint-Pierre. I due sarebbero componenti di una banda di estorsori.
Cronaca

Un blitz anti-estorsione portato avanti dai Carabinieri di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “La Rosa” ha portato a due arresti anche in Valle d’Aosta. In manette, nella mattinata di oggi, lunedì 3 maggio, sono finiti Francesco Larosa, 59 anni, boscaiolo e Lidia Sanzone, 54 anni, casalinga, entrambe residenti a Saint-Pierre. I due sarebbero componenti di una banda di estorsori; le accuse nei loro confronti sono di associazione a delinquere finalizzata alla rapina, all'estorsione e al danneggiamento.

L’attività criminosa si sarebbe svolta a Giffone, comune dell’aspromontano, in provincia di Reggio Calabria. La banda per circa 15 anni, avrebbe sottoposto a estorsione i titolari di numerose imprese vincitrici di appalti pubblici.
Il blitz, in tutto, ha portato all’arresto di nove persone, oltre ai due residenti in Valle sono finiti in manette anche Ferdinando Larosa, 28 anni, residente a Giffone (boscaiolo); Giuseppe Larosa, 32 anni, residente a Monteroni D’Arbia, in provincia di Siena (autista); Giuseppe Larosa, 45 anni, già nel carcere di Reggio Calabria (disoccupato); Graziano Bartolomeo Larosa, 39 anni, Giffone (disoccupato); Joseph Bruzzese, 43 anni, residente ad Anoia (Rc), (marmista) e Giovanni Ierace, 40 anni, residente a Polistena (commerciante).

Al gruppo e' stata contestata anche l'aggravante della modalita' mafiosa, riconosciuta dalla legislazione antimafia a chi ''si avvale della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici''.

Si è arrivati agli arresti grazie alla collaborazione di due imprenditori calabresi vittime di estorsione che hanno deciso di collaborare con i magistrati della Dda di Reggio Calabria. Michele Prestipino, procuratore della Repubblica aggiunto di Reggio Calabria ha sottolineato che: “grazie alla combinazione tra intercettazioni ambientali in carcere e dichiarazioni degli imprenditori taglieggiati è stato possibili raccogliere elementi di prova significativi e importanti”.

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