Due assoluzioni per lo spaccio di “coca” al quartiere Cogne

Il giudice Tornatore ha assolto Fran Memaj (44 anni) e Aleksander Mhillay (23), nell’ultimo scampolo del processo nato da un’operazione antidroga della Squadra mobile, scattata a fine 2016.
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Cronaca

Secondo le indagini erano due “gregari” di colui che riforniva di cocaina, facendola arrivare in Valle da Torino, i responsabili di un “giro” di droga al Quartiere Cogne di Aosta e nella “plaine”. Le prove, però, non hanno convinto il giudice monocratico Marco Tornatore, che ha assolto oggi, venerdì 10 gennaio, Fran Memaj (44 anni) e Aleksander Mhillay (23), entrambi di origine albanese, “perché il fatto non sussiste”.

Quello di stamane era uno scampolo processuale di un’operazione antidroga della Squadra mobile della Questura, scattata a fine 2016. La maggior parte degli implicati aveva definito la sua situazione nell’udienza preliminare chiusasi, con condanne per oltre 29 anni di reclusione, nell’ottobre 2018. Allora, i due imputati odierni, assistiti dall’avvocato Filippo Vaccino del foro di Aosta, non avevano scelto riti alternativi ed erano così stati rinviati a giudizio con dibattimento ordinario.

Nel caso di Mhillay, lo stesso rappresentante dell’accusa, nella sua requisitoria, ha chiesto l’assoluzione. Il suo nome è “uscito in alcuni contatti telefonici” – ha detto il pm Luca Ceccanti – “non c’è però alcun sequestro che sia ad egli riconducibile e anche l’accertamento”, compiuto su una vettura su cui era stato trovato, “non consente di giungere a un quadro probatorio tale da affermare la responsabilità penale”.

Diversa, per la Procura, la posizione di Memaj. Il pubblico ministero aveva infatti chiesto, per lui, un anno e sei mesi di carcere, oltre a tremila euro di multa, ritenendo lo stupefacente sequestrato dalla Polizia nel marzo 2016 ad un altro dei coinvolti nell’operazione (poi condannato) frutto di una “cessione riconducibile” al 44enne.

Sull’episodio, nell’invocare l’assoluzione per entrambi i clienti, il difensore Vaccino è stato netto: Memaj “lavorava in Francia”, conosceva quella persona “ed era venuto a parlare con lui per l’acquisto di un camper”. “È stato perquisito con esito negativo – ha detto il legale – ed il fatto che, ore dopo”, il suo interlocutore “abbia ceduto della cocaina ad altri non significa che gliela abbia data” lui.

Quanto a Mhillay, “abitava in alta Valle, dove c’era anche un connazionale che è stato condannato, ma nelle intercettazioni che lo riguardano ci sono solo convenevoli, non c’è nemmeno la ‘droga parlata’. Non ci sono sequestri, non ci sono persone che hanno detto di aver comprato da lui. Ha sempre lavorato. Ha un reddito”.

Poco prima, lo stesso imputato aveva chiesto di rendere dichiarazioni spontanee al giudice, sostenendo di essersi trovato implicato nella vicenda “senza sapere perché, solo perché conoscevo quella persona. Oggi non so perché sono qui”. La sentenza è arrivata dopo una breve camera di consiglio.

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