Fallimento Eti 2000: padre e figlio condannati a due anni ciascuno

Donato (85 anni) e Marco Jans (54), amministratore di fatto ed unico della storica azienda di elicotteri, sono stati riconosciuti colpevoli di bancarotta. I due hanno annunciato ricorso in appello.
Cronaca

La sentenza è arrivata dopo più di quattro ore di camera di consiglio. Per il collegio che li ha giudicati (i magistrati Paolo De Paola, Matteo Buffoni e Giuseppe de Filippo), Donato Jans (85 anni) e suo figlio Marco (54) sono colpevoli del reato di bancarotta, per una pena (sospesa) di due anni di reclusione ciascuno.

Il processo era iniziato a seguito del fallimento, avvenuto nell’agosto 2008, dell’azienda di elicotteri “Eti 2000”. Il pubblico ministero Pasquale Longarini accusava Donato Jans, quale amministratore di fatto della società, e Marco, nella veste di amministratore unico della ditta. In particolare, ai due veniva contestata la presenza, nei conti aziendali, di pagamenti mai avvenuti, per un totale di circa 315 milioni di lire, tra il 1999 e il 2001. Inoltre, per il pm, erano state effettuate operazioni contabili di ammortamento tali da offrire una rappresentazione distorta della situazione patrimoniale della “Eti 2000”, perché apparentemente positiva, mentre le difficoltà (culminate poi nel fallimento) erano già iniziate.

Per quei fatti (rispetto ai quali, nelle precedenti udienze, aveva testimoniato anche il curatore fallimentare), il pm Longarini aveva chiesto condanne a due anni e sei mesi per Donato e a due anni per Marco Jans. Secondo la difesa dei due, curata dall’avvocato Franca Sapone del foro di Ivrea, le operazioni contestate erano, in realtà, ampiamente spiegabili e distanti da quanto rappresentavano per l’accusa.

“I pagamenti ‘mai avvenuti’ – ha spiegato il legale – rientravano nell’ambito di una fornitura di elicotteri russi anticendio alla protezione civile nazionale, da parte di una società svizzera della quale Donato Jans era procuratore, e si riferivano ai compensi che lo stesso doveva percepire per l’opera prestata. Si tratta di una compensazione del credito vantato da Jans: se la società elvetica non avesse effettivamente ricevuto quanto dovuto dalla Eti 2000, come mai non si è insinuata nel fallimento?”.

Le operazioni di “manipolazione del bilancio”, invece, “erano corrette dal punto di vista fiscale e della normativa dell’epoca, senza contare che i documenti contabili vengono redatti da un commercialista e non certo direttamente dai responsabili della ditta. E’ quindi totalmente assente, dalla condotta, l’elemento soggettivo della frode”.

“Le vere ragioni del fallimento della ditta – ha concluso il legale – non risiedono nelle supposte ‘distrazioni’, che risalgono a sette anni prima, ma nell’acquisto, da parte della ‘Eti 2000’, di costosi elicotteri in linea con la nuova normativa antirumore, prevedendo erroneamente che la Regione avrebbe incluso nelle successive gare di appalto tale requisito. A quel punto, le offerte presentate dai miei assistiti si sono rivelate meno convenienti della concorrenza e la società ha perso i servizi di cui era aggiudicataria”.

Una tesi che non ha convinto il collegio giudicante. Al termine dell’udienza, i due imputati hanno già annunciato la volontà di ricorrere in appello contro la sentenza.
 

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