Sarà lo psichiatra Francesco Cargioli, in servizio all’Usl della Valle d’Aosta, ad occuparsi della perizia su Sohaib Teima, il 22enne di Fermo accusato dell’omicidio di Auriane Laisne, la ragazza, di un anno più grande di lui, trovata senza vita nella cappella dell’Equilivaz (La Salle) il 5 aprile 2024. La Corte d’Assise di Aosta, dinanzi alla quale sta proseguendo il processo, ha conferito nell’udienza di oggi, lunedì 13 ottobre, l’incarico.
Cargioli dovrà stabilire se l’imputato fosse capace di intendere e volere al momento dei fatti, se sia capace di stare in giudizio e se sia socialmente pericoloso. Le operazioni prenderanno il via lunedì 27 ottobre, al reparto di psichiatria di Aosta, con l’esame della documentazione disponibile. Per il completamento dell’incarico, il perito (che sarà affiancato dai consulenti di parte di Procura e difesa, i professori Elvezio Pirfo e Franco Freilone, mentre la parte civile, con gli avvocati Jacques Fosson e Giulia Scalise, si è riservata di nominarne) avrà a disposizione novanta giorni.
Il processo è stato quindi aggiornato al prossimo 25 febbraio, quando dinanzi alla Corte apparirà nuovamente il perito (lo stesso che, recentemente, era stato chiamato a valutare la capacità d’intendere e volere dell’imputato di violenze sessuali sul suo padrone di casa), per riferire sull’esito delle verifiche compiute.

Durante l’udienza di stamane sono poi stati ascoltati i periti della Polizia di Stato che hanno proceduto alla copia forense dei due telefoni di Sohaib Teima, e di uno di Auriane Laisne, sequestrati al ragazzo quando era stato arrestato (il 10 aprile dello scorso anno, in Francia). I tecnici, hanno spiegato, non disponevano di alcun codice di sblocco dei tre smartphone: tramite software, ne è stato ricavato uno (“che non risultava su nessun atto”), dal telefono già della ragazza, che si è poi rivelata in grado di sbloccare anche i due dispositivi di Teima.
Il contenuto è ora a disposizione delle parti, che potranno valutarlo. In mattinata ha anche deposto un consulente informatico della difesa. Rispondendo all’avvocata Lucia Lupi (che assiste il 22enne, assieme al collega Tommaso Calabrò), ha affermato di non aver individuato sui tabulati depositati agli atti traffico dati riconducibile ai due messaggi WhatsApp inviati da Auriane al padre la sera del 25 marzo (il giorno prima del quale, stima l’accusa, la giovane sarebbe stata uccisa).
Una circostanza che ha portato l’avvocata Lupi a rilanciare il tema della disponibilità, da parte di Laisne, di una seconda carta sim, non individuata, né “tracciata”, nel procedimento penale. Per ovviare, il difensore ha chiesto alla Corte di sentire nuovamente il padre della giovane, Ludwig Laisne, in relazione al fatto che, nella sua deposizione iniziale, aveva riferito di aver comprato per la ragazza una sim.
La Corte d’Assise (presieduta dal magistrato Giuseppe Colazingari, con il collega Marco Tornatore a latere e i giudici popolari) ha tuttavia rigettato l’istanza, ritenendola superflua, in ragione del fatto che durante l’audizione del testimone, lo stesso aveva affermato “ripetutamente di non rammentare quale fosse il secondo numero di telefono”. E’ stata invece accolta la richiesta del pubblico ministero Manlio D’Ambrosi di prorogare, per la durata della perizia, i termini di custodia cautelare di Teima, in carcere a Torino. Accusa e difesa torneranno a confrontarsi in aula nell’anno nuovo.