Nei giorni di fine marzo in cui, secondo gli elementi raccolti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, Sohaib Teima si trovava in viaggio in Valle d’Aosta assieme alla sua compagna Auriane Laisne, il ragazzo rispondeva alle telefonate della madre, ma dicendole di essere a Grenoble, città francese dove studiava. E’ emerso oggi, mercoledì 23 luglio, nell’udienza del processo in Corte d’Assise al 21enne originario di Fermo, accusato dell’omicidio premeditato e dell’occultamento del cadavere della ragazza, trovata senza vita il 5 aprile 2024 nella cappella dell’Equilivaz, a La Salle.
Rispondendo alle domande del pm Manlio D’Ambrosi, la donna ha detto che “mio figlio l’ho sentito sempre, anche tre volte al giorno e mi ha sempre risposto”. Dicendo di Auriane Laisne, Choukri ha spiegato di averla conosciuta quando, nel dicembre 2022, è stata a casa sua a Fermo per quattro mesi. “Aveva copia delle chiavi di casa, tornava anche a notte fonda e io non potevo aspettarla sveglia sempre. Diceva che andava a camminare lungo il mare”. Quanto al rapporto con il figlio, “a volte litigavano, perché lei voleva uscire e Sohaib no”.

La donna si è pure soffermata sulle circostanze dell’arresto del figlio. “Quando è venuta la Polizia da me a chiedermi di Sohaib,- ha ricordato – ho fatto una videochiamata e lui ha subito risposto e mi ha detto che era a una fermata del tram con il cugino. Dopo un po’ mi ha telefonato piangendo, che era stato arrestato e non sapeva il perché”. Dopo il fermo, “ho sofferto tanto e non l’ho più visto. Mi è stato possibile abbracciarlo solo in Tribunale”.
Tra i testimoni sentiti nell’udienza di oggi, citati dai difensori di Teima (gli avvocati Tommaso Calabrò e Lucia Lupi), anche il cugino dell’imputato. “Nell’arco del loro rapporto, ho incontrato una trentina di volte Sohaib assieme ad Auriane, – ha detto Bilal Nijad – Lui con me si confidava, mi diceva che litigavano. Si lamentava che lei fosse troppo gelosa”.

Il ragazzo ha anche fornito la sua versione sul perché, dopo la denuncia di Auriane Laisne a Sohaib Teima per maltrattamenti, si era recato, assieme a sua madre, a casa del padre della ragazza. “Per pacificare le cose, per dimostrare la serenità della situazione, non per minacciare”, sono state le parole del testimone. La sera dell’arresto (il 10 aprile 2024), “eravamo insieme a Lione” e “ho visto due persone che sembravano agenti in borghese. Sono venuti vicino, hanno chiesto i documenti e, rivolgendosi a mio cugino gli hanno detto che era in arresto”.
Quando Nijad aveva ritrovato il cugino in Francia, il 9 aprile, in occasione dei festeggiamenti per la fine del Ramadan, “non mi aveva detto che era stato in Italia con Auriane. Lui era il solito, era affaticato, perché aveva fatto 150 kim da Grenoble a Lione e quel giorno avevamo digiunato”. Anche Auriane, ha ricordato il testimone, si era confidata: “mi ha detto che mio cugino la picchiava, che le aveva rotto il telefono”. Alla domanda dell’avvocato di parte civile Jacques Fosson (che rappresenta i parenti della ragazza uccisa assieme alla collega Giulia Scalise), il testimone ha risposto: “Ho chiesto a mio cugino se fosse vero, ma non ricordo cosa mi ha detto”.

In apertura di seduta, Gabin Laisne, fratello di Auriane, ha dichiarato che la sorella gli avesse “detto che lui la picchiava, quando lei faceva qualcosa che non gli piaceva, le sequestrava tutti i suoi dispositivi per impossessarsi dei suoi account e l’ha anche minacciata di morte con un coltello, affermando che se lui fosse andato in prigione a causa della sua denuncia, avrebbe ucciso lei e tutta la sua famiglia”. Il processo è stato aggiornato al prossimo 16 settembre, quando saranno ascoltati alcuni consulenti tecnici e altri testimoni della difesa dell’imputato.