Restano in carcere i due pakistani finiti in manette lunedì scorso, 7 ottobre, al traforo del Monte Bianco, con l’accusa di aver tentato di espatriare con tredici connazionali su un furgone Ford Transit. Lo ha deciso, dopo l’udienza di convalida degli arresti, il Gip del Tribunale di Aosta.
Entrambi i fermati, il 34enne che era alla guida e un 44enne ritenuto suo collaboratore, hanno risposto per circa un’ora ciascuno alle domande del giudice, assistiti dall’avvocato Filippo Vaccino. Il viaggio finito in Valle era iniziato a Bergamo, dove i passeggeri erano saliti a bordo. Quattro, visto il numero totale, erano stati stipati nel vano bagagli. Condizioni inumane, tali da mettere a rischio l’incolumità dei trasportati: per questo la Procura contesta il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in forma aggravata.
Nel frattempo, le indagini proseguiranno. L’obiettivo degli inquirenti è mettere a fuoco, considerate le similitudini con un altro caso di una quindicina di giorni fa (rappresentate dalla rotta utilizzata, dal tipo di mezzo, dall’orario del passaggio e dalla nazionalità di “passeur” e passeggeri), l’esistenza di un’organizzazione a monte dei “viaggi”. Un sodalizio criminale in grado di trafficare in vite umane, in cui gli arrestati in Valle potrebbero essere non più che dei “soldati semplici”.
Sul furgone fermato al Bianco, risultato noleggiato e sequestrato dagli agenti come la somma di 800 euro trovata suo due fermati durante le perquisizioni, viaggiava anche un minore. L’arrestato al volante è stato anche denunciato per aver esibito, all’atto dei controlli, dei documenti rivelatisi contraffatti mediante alterazione (erano intestati ad un altro cittadino pakistano).