Furti in abitazione, scatta l’obbligo di dimora per due uomini

Sono un 25enne e un 51enne di Chivasso (Torino), entrambi di etnia Sinti. I colpi, in tutto una ventina, compiuti nella scorsa estate. Il “modus operandi” era sempre lo stesso: si spacciavano per finti tecnici dell'acqua e del gas.
Cronaca

Il “modus operandi” era sempre lo stesso. Attendere che in casa non ci fosse nessuno, oppure presentarsi nelle abitazioni della Valle spacciandosi per tecnici dell’acqua o del gas, inviati sul posto per un controllo delle tubazioni, vista la possibile presenza di mercurio. Peccato che, la scorsa estate, da quelle abitazioni a sparire, più che i metalli pesanti siano stati, più che altro, quelli preziosi: tutto l’oro e i gioielli che i falsi addetti riuscivano ad arraffare una volta entrati. La Polizia, a seguito delle indagini svolte, ha però individuato due uomini ritenuti responsabili di quegli episodi, in tutto una ventina, colpiti in questi giorni da misura cautelare.

Si tratta di un 25enne e di un 51enne di Chivasso (in provincia di Torino), entrambi di etnia Sinti. Gli agenti della Squadra Mobile della Questura hanno eseguito l’ordinanza spiccata dal Tribunale di Aosta nei loro confronti, che dispone l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Il provvedimento, richiesto dalla Procura alla luce del materiale probatorio raccolto nell’inchiesta, ha per obiettivo di interrompere il “pendolarismo dei furti” di cui i due uomini emersi dalle indagini si sono resi protagonisti tra giugno e luglio scorsi.

A tradirli sono state le vetture usate per i “colpi”. In due casi, alcuni residenti hanno notato le auto nei pressi delle case svaligiate. A fornire la descrizione di un’altra macchina, rivelatasi poi utile alle investigazioni, sono stati gli agenti delle Volanti intervenute per il sopralluogo successivo ai furti. Seguendo quelle tracce, incrociandole e confrontandole con altri elementi, gli uomini della Mobile sono arrivati ai due Sinti, nei confronti dei quali è stato aperto il procedimento penale culminato nelle ordinanze che gli impediscono anche di entrare in Valle senza il consenso dell’autorità giudiziaria.

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